Tra i premiati compaiono nomi di scienziati, giornalisti, scrittori, medici, ricercatori, sportivi, religiosi, personaggi dello spettacolo e musicisti. Tutti hanno contribuito a portare l’isola all’attenzione nazionale e internazionale.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2023
PIETRO CAPPUCCINELLI. Nato ad Alessandria, laurea e specializzazione a Torino, dal 1974 risiede a Sassari nella cui Università è stato ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica e ha diretto il Dipartimento di Scienze Biomediche e la Scuola di Specializzazione in Virologia. È stato anche presidente dell’Area di ricerca di Sassari del CNR e presidente del Comitato Tecnico-scientifico di Porto Conte Ricerche. Numerose anche le esperienze di ricerca all’estero, nelle Università di Essex, di Vienna, di Jena e di Praga. Ha svolto un’intensa attività di cooperazione con Paesi in via di sviluppo, tra cui Liberia, Mozambico, Angola, Egitto, Siria, Vietnam e numerosi altri stati dell’Africa e dell’Asia. Il prestigioso “Journal of infection in developing countries” gli ha dedicato una copertina col titolo “Piero Cappuccinelli, l’uomo della cooperazione con i Paesi in via di sviluppo”. Dal 2003 è stato chiamato a far parte dell’Accademia di Lincei.
SILVIA CARUSILLO. Nasce a Cagliari ma cresce e studia a Sassari, dove si laurea in Scienze Politiche sognando però fin da piccola di fare l’attrice. L’occasione si presenta nel 1992, durante l’Erasmus a Madrid: con una borsa di studio frequenta un corso di teatro i cui docenti, provenienti dall’Università del Messico, la inducono a seguirli nel loro Paese. Cinque anni di Accademia di Arte Drammatica, il diploma, e quindi il boom: una serie innumerevole di teatro classico, di cinema, di telenovelas e di serie tv la consacra come uno dei volti più popolari ed amati del Messico e dell’America latina. Dal 2019 è tornata in Italia dove continua la carriera di attrice. Tra poco potremo ammirarla in un cortometraggio di prossima uscita girato interamente in Gallura, “La punizione del prete”, che la vede protagonista con la consueta bravura e un inedito piacere di ritorno a casa.
DANIELA PES. Gallurese doc, classe 1992, dopo essersi aggiudicata nel 2017 il premio Andrea Parodi e il premio come miglior musica nell’ambito del festival Musicultura, ha vinto quest’anno la prestigiosa Targa Tenco come migliore opera prima con l’album “Spira”: una vittoria che conferma il talento di un’artista singolare nel panorama musicale italiano. Fra le sue peculiarità emerge l’utilizzo della voce come strumento e il singolare lavoro sul testo. Nei suoi brani, infatti, canta in una lingua che non esiste: antiche parole galluresi, frammenti di termini italiani, vocaboli totalmente inventati compongono dei versi inediti, dove le parole non servono a esprimere concetti ma pura, suggestiva, coinvolgente sonorità. Che non tarderà a portarla lontano.
PIERLUIGI SERRA. Giornalista, ma anche calligrafo e fotografo, deve la sua fama soprattutto all’attività di scrittore. Esoterismo, stregoneria, fantasmi, fenomeni misteriosi e inspiegabili si susseguono nei suoi libri, frutto di un’intensa attività di ricerca archivistica e documentaria. “Fantasmi a Cagliari. Profumo di Zolfo”, “Cagliari esoterica tra massoni, maghi e iniziati”, “Storie di magia in Sardegna”, “Fantasmi in Italia” svelano segreti che hanno come scenario non solo la Sardegna ma si estendono all’Europa e all’intero bacino del Mediterraneo in una chiave di lettura accattivante e coinvolgente. Con il romanzo storico “Athanor. Il quadrilatero del mistero” ricostruisce l’enigmatica vicenda del capitano Johannes Looman, scomparso tragicamente a Cagliari nella metà del 1800. L’ultima fatica riguarda “Gli antichi popoli della Sardegna”, un viaggio suggestivo nelle pieghe antiche della nostra isola.
SALVATORE SIRIGU. 192 centimetri di altezza per 80 chili non sono esattamente le misure tipo di un sardo. Eppure più sardi di lui, nel mondo del calcio, ce ne sono pochi, nato com’è a Nuoro e cresciuto alla Caletta di Siniscola. E poi ce lo ricordiamo tutti mentre festeggia con la bandiera dei Quattro Mori il titolo di campione d’Europa vinto come portiere della Nazionale. In una carriera che lo ha portato dal Posada fino al prestigioso Paris Saint-Germain dopo essere stato scartato dal Cagliari (“privilegio” che vanta in comune con un altro grande calciatore barbaricino), ha difeso la porta di Venezia, Palermo e, dopo i quattro anni parigini, quella di Siviglia, Osasuna, Torino, Genoa, Napoli e Fiorentina lasciando ovunque il segno della sua classe: col Paris Saint-Germain, oltre a battere il primato di imbattibilità della squadra, ha vinto campionato e Supercoppa di Francia, aggiudicandosi anche il titolo di miglior portiere della Ligue. Bloccato da un infortunio a 36 anni, si è parlato di un suo ritiro ma lui smentisce: d’altronde, se è vero che i suoi allenatori ne accostavano le qualità tecniche e caratteriali a Dino Zoff, di anni da giocare dovrebbe averne ancora parecchi.
PAOLO ZUCCA. Cagliaritano, dopo la Laurea in Lettere frequenta la scuola Rai per sceneggiatori e si diploma all’Università del Cinema e della Televisione di Cinecittà. Oltre a tre lungometraggi, ha scritto e diretto corti, animazioni, documentari e spot pubblicitari. Con la prima opera, il cortometraggio “L’arbitro”, vince nel 2009 il David di Donatello e il premio speciale della Giuria al Festival internazionale del cortometraggio di Clermont-Ferrand. Il lungometraggio che ne segue, intitolato anch’esso “L’arbitro”, apre le Giornate degli Autori alla 70esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e partecipa ai principali festival internazionali ottenendo numerosi premi. Nel 2019 coglie un successo mondiale di pubblico e di critica con “L’uomo che comprò la luna”, con l’esilarante performance di Jacopo Cullin e Benito Urgu. L’ultima fatica, in uscita nei prossimi mesi nei cinema e su Sky, è “Il Vangelo secondo Maria”: una ragazza di Nazareth che per amore della libertà e della verità si ribella alle regole sociali e a quelle divine.
PREMIO OLIMPIA MATACENA 2023
MARCO VARVELLO. Nato a Vigevano, laureato in Filosofia alla Statale di Milano, ha lavorato al quotidiano La Notte e al Giornale di Indro Montanelli. In Rai dal 1987, ha condotto il TG Regionale della Lombardia ed è stato caposervizio al TG1 e curatore de Il Fatto di Enzo Biagi. È stato inviato negli Stati Uniti, corrispondente da Berlino e quindi da Londra, dove è dal 2014 responsabile dell’Ufficio di corrispondenza. Ha scritto per Rizzoli il libro “Dimentica le Mille e una notte”, storie di matrimoni forzati nell’Inghilterra di fine millennio: l’edizione francese ha vinto il Premio letterario Ado-Lisant di Lille-Bruxelles. Per Mondadori ha pubblicato nel 2019 il libro “Uscita del Regno Unito dall’Unione europea – Brexit Blues”, una serie di racconti sull’impatto della Brexit sulla vita di persone e famiglie. Gli è stato conferito il premio “Foreign Press Awards 2018” dell’Associazione Stampa Estera di Londra per il miglior servizio in lingua straniera sul Regno Unito. E, last but not least, ha un legame profondo con la Sardegna, essendo sposato con la cantante jazz Filomena Campus.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2022
BONIFACIO ANGIUS. Sassarese in chiave, è regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico. Il suo primo lungometraggio, Perfidia, si è aggiudicato il premio della giuria dei giovani critici al Festival di Locarno e ha poi partecipato alle selezioni ufficiali di Montréal, Amburgo e Annecy. Il secondo lungometraggio, il bellissimo Ovunque proteggimi, gli è valso la candidatura al Nastro d’argento per il migliore soggetto e ha candidato al Globo d’oro la protagonista Francesca Niedda, la prima sarda ad entrare nella terna delle migliori attrici dell’anno. Nel 2019 il cortometraggio Destino, di cui è regista, produttore e attore protagonista, è presentato a Venezia come evento speciale della Settimana internazionale della critica. Nel 2021 I giganti, presentato in anteprima mondiale come unico film italiano in gara al Festival di Locarno, ha vinto il premio Elio Petri e il premio per la migliore regia al festival di Annecy.
LUCIANO CARTA. Nato a Carbonia, studi classici, plurilaureato, è stato per anni il volto pubblico della Guardia di Finanza, come capo ufficio stampa. Carriera a Cagliari, Genova, Livorno, Bologna, poi Milano dove negli anni di Tangentopoli svolge un ruolo decisivo come capo del Nucleo di Polizia Tributaria. Ascesa rapidissima: a Roma diventa capo di Stato maggiore della Finanza, quindi viene chiamato a guidare con riconosciuta maestria i Servizi Segreti. Qua mette a segno alcune complicate operazioni, tra cui l’estradizione di Cesare Battisti e la liberazione di diversi ostaggi del terrorismo internazionale. Autore di numerose pubblicazioni in materia fiscale, ha svolto docenze presso diverse università ed è stato consulente della Commissione Parlamentare antimafia.Le capacità, il rigore, la tenacia – unite a una riservatezza “tutta sarda” (sono gli amici a dirlo) – lo hanno condotto oggi a presiedere la Leonardo, una delle più importanti e strategiche aziende del nostro Paese.
ALBERTO GAZALE. Nato a Sassari, diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Verona, ha debuttato come baritono nel 1997 ne La Traviata al Teatro Regio di Parma. La Traviata, Un ballo in maschera, Rigoletto, Il trovatore, La forza del destino, Aida, Falstaff, Macbeth, Nabucco, Tosca, Madama Butterfly, Carmen, Manon Lescaut, Adriana Lecouvreur, Carmina Burana: sono solo alcune tra le innumerevoli opere in cui si è esibito con successo, spesso diretto da mostri sacri come Riccardo Muti. I più famosi teatri del mondo, da Verona alla Scala, da Tokyo al Bolscioi, ne hanno apprezzato le qualità canore e decretato una fama di livello internazionale.
ATTILIO MASTINO. Nato a Bosa, laureato in Lettere Classiche, ha studiato a Parigi, Bordeaux e Tunisi. Studioso del mondo antico ed in particolare della storia delle province romane del bacino del Mediterraneo, è presidente della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine. È stato Rettore dell’Università di Sassari, dove ha insegnato Storia Romana e ha diretto il Dipartimento di Storia, la Facoltà di Lettere e Filosofia, il Dottorato di ricerca “Il Mediterraneo in età antica”. Storico ed epigrafista di fama internazionale, ha diretto gli scavi archeologici di Uchi Maius e di Thignica in Tunisia. Fondatore e organizzatore dei Convegni su L’Africa Romana, ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti. È autore di numerose pubblicazioni tra cui il volume “Mare Sardum”, che anche attraverso la scoperta di documenti originali descrive le merci, i mercati e gli scambi marittimi della Sardegna antica.
ROBERTO OLIANAS. Nato nel 1957 a Cagliari, nella sua città è cresciuto, si è laureato in Medicina con 110 e lode, ha sostenuto l’esame di Stato ed ha frequentato la prima scuola di specializzazione in Urologia. Si è quindi trasferito in Germania dove – a parte una breve parentesi presso l’ospedale San Martino di Oristano – ha operato presso le cliniche urologiche di Magonza, di Schwelm e di Amburgo. Attualmente è primario di Urologia presso il Policlinico di Stato di Lunenburg, nella Bassa Sassonia, e ricopre la carica di Presidente del Congresso della Società Tedesca degli Urologi. Il suo legame con la Sardegna non è mai venuto meno, consolidato dai pazienti che dall’isola si recano da lui per consulti, visite ed interventi operatori.
VIRGINIA SABA. Nata a Selargius, ha giocato a basket in serie A2 nella squadra della Virtus Cagliari ed ha iniziato i primi passi di giornalista presso l’emittente Videolina. L’ essere balzata agli onori delle cronache come fidanzata di un ministro della Repubblica non ha offuscato il suo intenso percorso di vita interiore, che l’ha orientata verso gli studi teologici e psicologici da cui è scaturito il bel saggio dal titolo “Il suono della bellezza. Note di vita e di filosofia”. Un piccolo viaggio nell’anima, lo definisce lei, ricordando come la folgorazione ricevuta dinanzi a un’opera di Piero della Francesca l’abbia portata a riflettere su cos’è la fede, se esiste la verità, se ci sia un modo di sentire e interpretare la realtà senza limitarsi soltanto a guardarla.
PREMIO OLIMPIA MATACENA 2022
OSHO. Romano de Roma, nato nel ’73, anno dell’austerity e delle domeniche a piedi, il giovane Federico cavalca subito la sua verve umoristica abbinata alla sua romanità e alla formazione umanistica. Vignettista e giornalista, collabora con alcune testate satiriche e con programmi tv importanti come “Porta a porta” di Bruno Vespa. Questa sua capacità di coniugare il serio e il faceto, di scoprire i poli opposti in ogni cosa è resa evidente dal titolo che ha scelto per il libro che ha sancito la sua identificazione con Osho, come ormai tutti lo chiamano. “Vedi de fa’ poco ’o spiritoso” è un inno alla contraddizione dove ogni cosa seria ha il suo doppio risibile, dove tutto si sdrammatizza ma non si cancella. Il successo del sito “Le più belle frasi di Osho” ne ha indirizzato la carriera su orizzonti ai quali forse non aveva mai pensato. Ma che a noi intrigano e divertono facendoci scoprire un grande innovatore della comunicazione.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2021
ANGELICA GRIVEL SERRA. C’è un’estate. E c’è una rivoluzione. La sua, quando la progressiva trasformazione del corpo e la graduale acquisizione di sé la fanno definitivamente e indiscutibilmente donna. Cagliaritana (ma orgogliosa delle origini di Ulassai della madre), studente di filosofia e modella fotografica, con questo primo romanzo ha conquistato critica e lettori per l’originalità del tema, la ricercatezza del linguaggio, la scrittura fluida e coinvolgente che si accompagna a una visione del mondo profonda e mai banale, raramente riscontrabile in una scrittrice così giovane. Alla scrittura è arrivata come per sbaglio, partecipando a un concorso letterario e vincendolo alla grande così da rivelare, a sé stessa prima che agli altri, un talento che – se queste sono le premesse – non tarderà a dare ulteriori e ancor più ricchi frutti.
MAX SIRENA. Era ancora un ragazzino che stava a malapena su un windsurf quando, innamorato delle avventure di Azzurra e del Moro di Venezia, cominciò a fantasticare non solo di partecipare all’America’s Cup, ma anche di vincerla. Naturalmente ce l’ha fatta, nel 2010 con Oracle e nel 2013 con New Zealand. Ma il suo sogno è di conquistare la Coppa più prestigiosa del mondo a bordo di Luna Rossa. Al team italiano è approdato dopo l’incontro con Patrizio Bertelli che ha segnato l’inizio di una collaborazione e un’amicizia profonda.Con il team di Luna Rossa – prima come prodiere e poi come skipper – ha vinto importanti trofei come la Louis Vuitton Cup, la Prada Cup e il Circuito Extreme 40. Nel 2013 è stato nominato Velista dell’Anno. Il campo di regate di Cagliari, dove allena Luna Rossa, è per lui il migliore del mondo. Ma è innamorato anche della gente e delle atmosfere di questa città, dove si è trasferito a vivere e di cui non a caso è diventato cittadino onorario.
SIMONETTA COLUMBU. Nata a Cagliari ma partita giovanissima dall’isola, prima a Londra e poi a Roma dove vive tuttora si porta sempre nel cuore un pezzo di Sardegna. Ha interpretato diversi ruoli in film come “Maria per Roma” e “Io sono tempesta”, ma la popolarità le è arrivata soprattutto dalla fiction Rai “Che Dio ci aiuti”, dove lavora nei panni di Ginevra a fianco a due mostri sacri come Elena Sofia Ricci e Valeria Fabrizi. Ha alle spalle, sia da parte paterna che materna, famiglie importanti con politici e scrittrici che hanno dato lustro alla Sardegna. E un babbo regista che le ha dato un’educazione rigida lasciandola però libera di scegliere cosa fare nella vita. “Se avessi deciso di collezionare farfalle sarebbe stato ugualmente fiero di me”, dice. Ma di sicuro lo è ancora di più vedendola muoversi con sapienza e disinvoltura nel mondo del cinema e della tv. Il futuro le si configura brillante e ricco di successi. Che Dio la aiuti.
STEFANO OPPO. Partito ragazzino dal Circolo Nautico di Torre Grande, ha iniziato da subito a mettersi in luce e a mietere allori nell’ambiente del canottaggio: medaglia d’oro agli Europei Juniores del 2011, due medaglie d’oro l’anno dopo agli Europei e ai Mondiali Juniores, nel 2013 campione mondiale Under-23 e poi medaglia d’oro ai mondiali di Chungju, medaglia d’argento nei Mondiali 2017, 2018 e 2019, più un argento e diversi bronzi agli Europei di questi ultimi anni. Insomma, un palmarès di tutto rispetto che ne fanno probabilmente uno dei sardi più pluripremiati di ogni tempo. Sarà pure di bronzo, quest’ultima conquista olimpica, ma per lui – e per la Sardegna, e per tutti noi – quella medaglia vale oro.
GIACOMO CAO. Nato a Cagliari 50 anni fa, laurea in Ingegneria Chimica a Cagliari e Dottorato di Ricerca all’Università di Bologna, insegna la sua materia nell’Ateneo cagliaritano ma è stato anche docente negli Stati Uniti. Autore di numerose pubblicazioni, inserito nel 2018 nella lista dei Top Italian Scientists, attualmente è amministratore unico del CRS4. Gran parte della sua attività, in qualità di presidente del Distretto Aerospaziale della Sardegna, è dedicata al progetto teso a raggiungere Marte, entro il 2027, con l’utilizzo di tecnologie messe a punto insieme ad altri partner nei laboratori del Parco Scientifico e Tecnologico di Pula. Quando arriveremo sul pianeta rosso, ad indagarlo con droni e altri marchingegni mai sperimentati prima, potremo dire grazie a lui ed esserne orgogliosi come sardi.
CARLO CIMBRI. Nato a Cagliari 56 anni fa, dopo la laurea con lode in Economia e Commercio all’Università di Bologna entra in Unipol e all’interno di questo gruppo costruisce una carriera che lo vede diventarne con merito prima direttore generale e, nel 2010, amministratore delegato. Insignito del Premio Guido Carli, ha guidato la fusione di Unipol con la Fondiaria-SAI portando in pochi anni il gruppo ad attivi di bilancio di tutto rispetto e ad imporsi come una delle realtà più importanti nel panorama finanziario internazionale. Tifoso dell’Inter, ha comunque un pezzo di cuore dedicato al Cagliari, tanto da aver accettato l’idea di intestare all’Unipol lo stadio cittadino. Speriamo che porti alla squadra rossoblù le stesse fortune che ha saputo sapientemente costruire per il suo gruppo.
MANU INVISIBLE. Diplomato al Liceo Artistico di Cagliari e trasferito a Milano, si mette subito in luce (lui che ama lavorare di notte) con alcune esemplari opere murali e di street art anche in campo internazionale, soprattutto grazie all’originalità del suo lettering. Accusato di aver “imbrattato” una parete della stazione di Milano, è stato trascinato dentro una vicenda processuale arrivata fino in Cassazione per poter vedere riconosciuto il reale valore artistico del suo lavoro. Nel 2018 è stato l’unico artista internazionale chiamato a far parte del progetto “Les jeunes s’exposent”, realizzando una sua opera sulla facciata del liceo di una cittadina francese. E nel 2015 era stato uno dei due soli italiani a partecipare al festival internazionale “Upfest” di Bristol, l’evento di street art più grande d’Europa. E dal resto del mondo è tornato a Cagliari con una delle sue ultime opere, un affresco a 360 gradi delle pareti dell’Aula Magna della Facoltà di Scienze Umanistiche.
PREMIO OLIMPIA MATACENA 2021
STEFANIA PINNA. Nata a Macomer, sarda fino al midollo. Ha iniziato la carriera di giornalista alla redazione umbra del Messaggero e poi ha proseguito tra carta stampata e uffici stampa. Nel 2006 approda a Sky tg24 come corrispondente dalla Sardegna, e due anni dopo inizia a Roma la lunga gavetta come conduttrice della fascia dell’alba e poi dell’ora di pranzo. Dal 2019 ha un suo programma di approfondimento quotidiano che si chiama Timeline: un’ora e mezza di talk show in cui, con ospiti in studio o collegati, affronta i principali temi di attualità. Non si tira indietro se c’è da polemizzare in diretta con un anonimo ascoltatore o con la suscettibilità di un personaggio come Renato Brunetta. E se c’è da difendere la Sardegna, è capace di costringere il sindaco di Milano a riconoscere pubblicamente che “Cala Luna è molto più bella dell’idroscalo”.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2020
CINTHIA COLLU. Nata e cresciuta a Milano ma col sangue sardo trasmessole dal padre olbiese, ha rivelato da subito tendenze artistiche frequentando l’Accademia di Brera, la scuola di scrittura Bachmann e diversi corsi di teatro. Ha vinto il Premio Arturo Loria con l’opera Un tappo nelle nuvole, poi il Premio Castelfiorentino con l’opera Su Biccu/L’angolo. Nel 2009 pubblica con Mondadori il romanzo Una bambina sbagliata, che si aggiudica il Premio Berto per l’opera prima. Il racconto lungo La guerra di Beba si classifica secondo nel Premio Elsa Morante. Nel 2015, sempre per Mondadori, il suo secondo romanzo, Sono io che l’ho voluto, vince il Premio Speciale della Critica Pegasus Città di Cattolica e il Premio Letterario “Essere donna oggi“. Nell’ottobre 2019 esce il suo terzo romanzo, L’amore altrove, che è stato candidato al Premio Strega 2020 per la narrazione compatta e la controllata forza del linguaggio, capace di unire la spietata osservazione umana a una profonda pietà: sentimenti e passioni che la sua vibrante scrittura sa trasmettere al lettore.
TESSA GELISIO. Nata ad Alghero da babbo veneto e mamma toscana, è scrittrice e giornalista. Ha acquisito fama soprattutto come conduttrice televisiva: Pianeta Mare, Oasi, Sereno Variabile, Italia che vai, Solaris e altri, fino al popolare Cotto e Mangiato (da cui ha anche tratto un fortunato libro di ricette) e il programma InForma che parla di salute, medicina, benessere psicofisico e qualità della vita. Ha condotto anche il Concerto di Natale 2007 e da Petra, in Giordania, un memorabile Tributo a Luciano Pavarotti. Esperta di ecologia e comunicazione ambientale, attivista di associazioni quali WWF, Amici della Terra e Legambiente, è attualmente presidente della onlus ForPlanet. Ha scritto un libro su come trovare lavoro nell’economia verde ed ha vinto il premio “Top Italian Green Influencer”.
DALIA KADDARI. È stata anche una giovanissima Miss Quartu, ma alle pedane dei concorsi di bellezza ha preferito le piste in tartan dell’atletica. Nata a Cagliari da padre marocchino e mamma sarda, a soli diciannove anni è campionessa italiana nei 200 metri con un tempo che è il secondo in assoluto in Italia e, quest’anno, il migliore in Europa. Dopo le medaglie degli anni scorsi agli europei Under 18 e alle Olimpiadi giovanili in Argentina, nel 2020 ha vinto a suon di record italiano il titolo tricolore juniores e ha realizzato il record personale sui 60 metri a soli 5 centesimi dal primato italiano. Il prestigioso titolo conquistato dopo un faticoso lockdown non è solo un traguardo meritato, ma il trampolino di lancio per nuovi successi. Nel mirino ci sono le prossime Olimpiadi in Giappone, dove sicuramente terrà alto il nome della Sardegna.
ELENA LEDDA. Nata a Selargius, ha studiato canto al conservatorio di Cagliari e, nonostante le potenzialità liriche da mezzosoprano, ha dedicato la sua carriera alla musica tradizionale della Sardegna.Risale al 1979 l’album Ammentos, con cui inizia una collaborazione con Mauro Palmas che andrà proficuamente avanti negli anni. Con lui fonda il gruppo Suonofficina sperimentando un’evoluzione del canto popolare che la porterà via via a incrociare varie sonorità mediterranee e a sfociare dal folk alla world music. Verranno poi numerosi altri album (tra cui Arrosas, Incanti, Amargura, fino all’ultimo Lantias) che la consacrano regina del canto sardo e la portano ad esibirsi in tutto il mondo, anche con artisti del calibro di Fabrizio De André, Andrea Parodi, Paolo Fresu, Lester Bowie, Don Cherry e tanti altri. Memorie ancestrali ed echi mediterranei si fondono nella sua voce creando vibrazioni e sonorità magistrali.
SILVIO PODDA. Sardo DOC, nomade per esigenza professionali. Specializzazione in Pediatria a Cagliari, col grande Antonio Cao, poi Master in Genetica alla Columbia University, specializzazione in Chirurgia Generale al Roosevelt Hospital di New York, Chirurgia Pediatrica a Boston, Chirurgia Plastica alla New York University, superspecializzazione in Chirurgia Pediatrica Plastica e Craniofacciale a Miami. Ha viaggiato in numerosi paesi del Terzo mondo per curare, come volontario delle più note organizzazioni umanitarie, le malformazioni facciali di bambini destinati altrimenti a una vita senza futuro: orgoglioso che la chirurgia plastica sia una tecnica ricostruttiva e non solo estetica e cosmetica. Ora è direttore della Divisione di Chirurgia Plastica e del Centro dei Difetti della Nascita al Saint Joseph’s Hospital del New Jersey. Ma non dimentica la Sardegna, perché – dice – tu puoi allontanartene ma lei non ti lascia mai. E la domenica lo si vede spesso con gli altri sardi di New York a seguire in tv le partite del Cagliari, con i figli in completa tenuta rossoblù dell’anno dello scudetto.
LUCIO TUNIS. I sardi di una certa età lo conoscono e lo amano come organizzatore di concerti-revival, con cantanti come Don Backy, Al Bano, Tony Dallara, Wilma Goich, Orietta Berti, Nicola di Bari, e complessi come i Dik Dik, I Camaleonti, I cugini di Campagna e tanti altri. Roba da mandare in sollucchero stuoli di matusa, tuffandoli nei ricordi e nelle atmosfere degli anni Sessanta e facendoli tornare gli adolescenti di allora. Nato a Cagliari, è stato insegnante di musica e si è conquistato un posto nella storia per essere stato il primo a introdurre nella scuola dell’obbligo, a fianco al classico flauto dolce, strumenti come pianoforte, violino, contrabbasso, percussioni, tastiere elettroniche. E organizzando a fine anno scolastico applauditissime esibizioni degli allievi. Virtuoso della fisarmonica, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio Alberto Sordi e il recente Premio Termoli, che lo ha consacrato – così recita la motivazione del premio – “uno dei più grandi fisarmonicisti del mondo”.
IGORT. Igor Tuveri, in arte Igort, è fumettista, sceneggiatore, cantante, regista. Nato a Cagliari emigra giovanissimo a Bologna e inizia a collaborare a diverse riviste sia italiane (Linus, Alter, Frigidaire) che straniere. Non ancora venticinquenne fonda il gruppo di avanguardia artistica Valvoline. Canta, compone, mette radici a Parigi, pubblica in Giappone, disegna per Swatch un orologio campione di vendite, viene invitato da Pedro Almodóvar a esporre le sue opere alla Biennale di Venezia insieme a quelle di Warhol, Liechtenstein e altri celebri artisti internazionali.Si sposta per il mondo traendo spunti per una serie di libri di viaggio (Quaderni ucraini, Quaderni russi, Pagine nomadi, Quaderni giapponesi, My generation), testi sul fumetto e sulla graphic novel, sul punk e sulla new wave. E trova anche il tempo per sceneggiare film e documentari di successo. Il suo volume 5 è il numero perfetto, sotto la sua regia, diventa un film – interpretato da Toni Servillo e Valeria Golino – che riscuote successo al Festival di Venezia e in numerose altre rassegne internazionali, candidato al Nastro d’Argento e al David di Donatello.
PREMIO OLIMPIA MATACENA 2020
LUCA TELESE. Il suo libro Cuori rossoblù è da mesi in cima alle classifiche di vendita. Forse perché è scritto da uno che il cuore rossoblù ce l’ha davvero, essendo nato – a Cagliari – il giorno in cui il Cagliari vinse lo scudetto. E si racconta che la madre, reduce dal parto travagliato, vedendo gli infermieri agitare striscioni in corsia credette sbalordita che stessero festeggiando in quel modo il suo Luca. Giornalista precoce, non c’è mezzo di comunicazione – a parte forse il tamtam – che non abbia frequentato e caratterizzato col suo stile: uffici stampa, quotidiani, periodici, radio, tv, internet. Ha lavorato per l’Unità, il Manifesto, il Foglio, il Giornale, Vanity Fair, Panorama, La Verità, il Fatto Quotidiano. In radio ha condotto numerosi programmi di successo, da Tabloid a La Zanzara. In tv trasmissioni sia per la Rai che per Mediaset e poi per La7, dove tuttora lo vediamo ogni sera condurre In onda insieme a Davìd Parenzo. Collabora attivamente ai quotidiani on line Pubblico Giornale, Tiscali News e The Post Internazionale. Ha scritto anche una decina di libri. L’ultimo è appunto il best-seller Cuori rossoblù, ma pare che non abbia intenzione di smettere.
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I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2019
CRISTINA CABONI. Vive in provincia di Cagliari con marito e tre figli. Se le chiedete che mestiere faccia non dirà “la scrittrice”, preferendo parlare dell’attività di apicultrice nell’azienda di famiglia, dove si dedica in particolare alla cura delle api regine. Eppure i suoi romanzi (“Il sentiero dei profumi”, “La custode del miele e delle api”, “Il giardino dei fiori segreti”, “La rilegatrice di storie perdute”) hanno ottenuto grande successo, un premio Selezione Bancarella e numerose traduzioni all’estero. Un’altra sua passione sono le rose, delle quali coltiva una grande varietà di specie. Sarà anche per questo che qualcuno l’ha definita il fiore all’occhiello della narrativa sarda contemporanea.
MOSES CONCAS. Nato a Iglesias, fin da piccolo ha intrapreso lo studio della musica ma solo a 22 anni ha scelto l’armonica come strumento più adatto a esprimere la sua sensibilità artistica. Durante un lungo soggiorno londinese ha prodotto i primi cd di grande successo: e i titoli (“Cannonau”, “Cannonau Spirits”) la dicono lunga sul suo ininterrotto amore per la Sardegna.La vittoria dell’Italia Got’s Talent lo ha definitivamente consacrato come artista di fama, chiamandolo a esibirsi nelle strade e nei teatri di mezzo mondo oltre che in alcuni film di successo. Il suo grande progetto artistico, “Human Revolution”, intende divulgare attraverso la musica un messaggio di felicità e speranza. La sua storia conferma che si possono realizzare i propri sogni se si crede fortemente in sé stessi.
JACOPO CULLIN. Di acqua sotto i ponti ne è passata, da quel tormentone (“Roberto, oh Roberto”) con cui dagli schermi di Videolina iniziò a divertire il pubblico. Scuola di recitazione, Actors’ Center di Roma, apparizioni sempre più frequenti in film sempre più importanti: “Non ricordo nulla”, “Qualcosa di rosso”, “Al di là del lago”, “Angeli e diamanti”, “L’arbitro”, presentato al festival di Venezia, “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu presentato al Festival internazionale di Roma. Intanto sviluppava un’intensa attività di documentarista e di regista, distinguendosi nella tematica della disabilità e del mondo paralimpico. Se ulteriore consacrazione era necessaria, ci ha pensato l’esilarante ruolo rivestito nel recente “L’uomo che comprò la luna”, in cui gareggia con Benito Urgu a chi fa ridere di più.
FRANCESCA DEIDDA. Quartese con sangue ogliastrino, si è lasciata incantare fin da piccola dal nuoto sincronizzato, specialità tutt’altro che facile dovendo muoversi all’unisono con una squadra di otto persone. Non a caso dedica all’allenamento, in palestra e in piscina, fino a nove ore al giorno. E non è un caso se la tenacia e la bravura l’hanno presto portata a far parte della nazionale azzurra. Nel 2016 si è classificata al quinto posto alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il suo palmarés è un crescendo di soddisfazioni, con medaglie conquistate agli Europei di Eindhoven, Berlino, Londra e Glasgow e, di recente, la prestigiosa medaglia d’argento nella nuova specialità dell’highlight ai Mondiali di Corea, dietro soltanto all’Ucraina ma davanti alla Spagna e a tutte le più agguerrite rappresentative internazionali. La regina sarda del nuoto sincronizzato sogna ora di coronare la sua “vita di sincronetta” con un oro alle prossime olimpiadi. In bocca alla balena.
FRANCA MASU. “Una figura di donna mediterranea materna e seduttrice, discreta e ribelle, tenera e aspra, sentimentale e sfacciata”. Così l’ha definita una nota rivista musicale tedesca. Ha iniziato ad avere successo quando ha scelto di cantare nella lingua di Alghero, città in cui è nata e vive. “El meu viatge”, “Alquimìa”, “Aquamare” hanno proiettato sulla ribalta della notorietà internazionale le sue doti canore, in cui si fondono sfumature jazzistiche e intense sonorità mediterranee. Oltre che in catalano canta anche in spagnolo e in portoghese, con fascinose interpretazioni personali del fado e del tango argentino. Il cd live “10 anys”, contenente canzoni interamente composte da lei, dimostra che il suo “viatge” ha raggiunto una sicura solidità stilistica e, allo stesso tempo, preannuncia intriganti prospettive ancora tutte da esplorare e sperimentare.
MARIANGELA PIRA. Se c’è una persona che ci può aiutare con parole semplici a capire cos’è lo spread, quella è lei. Giornalista economica di SkyTg24, si destreggia tra borse e mercati con la disinvoltura di chi sa che fare il giornalista non vuol dire solo sapere le cose, ma soprattutto saperle spiegare con chiarezza. Ha lavorato come corrispondente estera per l’Ansa, a Kabul, in Cina, a New York: è stato a Wall Street che, dovendo informare sull’apertura della Borsa, si è appassionata ai temi economici e alla finanza. E quella materia ostica, che all’inizio le sembrava arabo, è diventata il suo pane quotidiano. Forte dei suoi studi classici e di una continua voglia di conoscere (al punto da iscriversi al corso di Antropologia sociale a Oxford), ha fatto del linguaggio semplice lo strumento per farsi capire da tutti: compresa la famosa casalinga di Voghera o, meglio, il lattaio dell’Ohio, come ama precisare ricordando la lezione di Indro Montanelli.
GIOVANNI SANNA. Cagliaritano, laureato in Medicina con 110 e lode, dopo la specializzazione in Reumatologia e il Dottorato di Ricerca in Fisiopatologia delle Malattie Reumatiche, ha lavorato in Messico e a Londra, dove vive tuttora. Interessato in particolare alle malattie autoimmuni sistemiche, ha operato e opera presso alcuni dei più importanti centri medici della Gran Bretagna: il Guy’s Hospital, la St. Thomas Foundation, il Homerton University Hospital, il Royal Free Hospital. Vanta il primato di essere stato, a 36 anni, il più giovane primario del Regno Unito. Tra i suoi maestri ama citare il sardo Ugo Carcassi, con cui discusse la tesi di laurea, e l’inglese Carol Black, presidente del Royal College of Physicians: la prima donna a ricoprire questo ruolo in 500 anni di storia. Sportivo praticante, amante dei viaggi e delle motociclette, nonostante gli anni vissuti all’estero – o forse proprio per questo – si sente profondamente e testardamente figlio della Sardegna.
PREMIO “OLIMPIA MATACENA” 2019
MARIO SECHI. Originario di Cabras, ha studiato giornalismo alla Luiss di Roma e iniziato la carriera nel 1992 nella redazione de “L’Indipendente”. È stato caporedattore del “Giornale”, viceredattore di “Panorama” e di “Libero”, direttore de “L’Unione Sarda” e del “Tempo”. Dal luglio di quest’anno ha assunto la direzione dell’Agenzia Giornalistica Italia. Esperto di politica interna e internazionale, ha collaborato con le riviste di cultura politica “Ideazione” ed “Emporion”. Ha tenuto conferenze a Washington e Roma sulle relazioni transatlantiche, ha partecipato all’International Visitor Program del Dipartimento di Stato Usa e al Nato Program. Sue interviste sono apparse, tra gli altri, sul “New York Times”, “Die Zeit”, “China Daily”, “Al Jazeera”. Non dimentico della sua sardità, ha accettato la presidenza onoraria della squadra di calcio del suo paese natale, nelle cui formazioni giovanili ha giocato nel ruolo di terzino.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2018
ENZO FAVATA. È uno dei musicisti sardi più attivi e conosciuti nel panorama musicale italiano ed internazionale. La sua ricerca coniuga arcano e futuro, mediante la sperimentazione tra differenti linguaggi e culture musicali. Fin dagli esordi persegue l’idea di mescolare la tradizione della Sardegna con il jazz e con strumenti e motivi etnici di altri paesi del mondo. Nascono così il progetto Jana e poi i numerosi album tra cui spiccano – anche per la significativa pregnanza dei titoli – Ajò, Islà, Atlantico (ideale fusion tra Sardegna e Argentina) e il singolare Voyage en Sardaigne, in cui coinvolge 32 musicisti tra cui i maggiori interpreti del folk sardo. È autore di colonne sonore per il cinema, il teatro, la radio e la televisione. Da anni è direttore del festival Musica sulle Bocche, che ogni estate a Santa Teresa di Gallura ospita musicisti internazionali, concerti nelle spiagge e performance di danza e teatro itineranti.
PETER MARCIAS. Molti credono che sia inglese, per via del nome. Ma all’anagrafe si chiama Efisio, e questo dirada tutti i dubbi sulla sua sardità. Regista e sceneggiatore, nato e cresciuto nel Campidano, ha iniziato a collaborare con la Cineteca Sarda di Cagliari. A Roma l’ingresso vero nel mondo del cinema, con lo stupore – racconta – di Pinocchio nel Paese dei Balocchi. Le sue opere, presentate nei festival nazionali ed internazionali, rivelano un forte interesse per le tematiche sociali e politiche. Ha esordito nel 2006 con “Bambini”, cui hanno fatto seguito “Ma la Spagna non era cattolica?”, “Un attimo sospesi” (che è stato in concorso al Festival Internazionale di San Paolo), il documentario “Liliana Cavani. Una donna nel cinema”, “I bambini della sua vita” (che è valso il Globo d’Oro di migliore attrice alla protagonista, Piera degli Esposti), e il film “Dimmi che destino avrò”, dichiarato film d’essai dal Ministero dei Beni Culturali. Notevole successo ha riscosso la sua ultima fatica, “Uno sguardo alla terra”: un omaggio al grande maestro Fiorenzo Serra che in realtà si propone come una profonda riflessione sull’identità e sul sentimento di appartenenza ai propri luoghi. Perché nei suoi film c’è sempre un’idea forte di Sardegna, il calore del suo popolo, il sapore struggente delle radici.
GESUINO NEMUS. Quando rivelò alla madre di voler fare lo scrittore, secco gli arrivò il rimbrotto: “E trovarti un lavoro serio no?”. Forse è per questo che ci ha messo tanto a decidersi a pubblicare il primo libro, “La teologia del cinghiale”, che aveva nel cassetto da 47 anni. E forse è per questo che ha scelto di celarsi dietro uno pseudonimo. Nemus, nessuno. Come Ulisse col ciclope. Ma il pubblico, che a volte – è vero – usa un solo occhio, questa volta ci ha visto giusto. Ed è stato subito successo. Per la “Teologia”, premio Campiello opera prima e finalista al premio Bancarella, si è scritto di “sorprendente esordio”, di “affabulazione originale come i personaggi”, di “orchestrazione davvero sapiente della trama”. Qualità che non sono venute meno nelle opere successive, “I bambini sardi non piangono mai” e “Ora pro loco”, che si apprezzano per l’inusitata architettura e per il personalissimo stile narrativo. Ambientati nell’Ogliastra della longevità, dove quando àuguri “A cent’anni” fanno gli scongiuri, i romanzi di Nemus sgorgano dal suo vissuto infantile ricostruendo il mondo magico, i paesaggi aspri, i rapporti interpersonali tipici di quella particolare area antropologica. E il racconto, già di per sé avvincente, si conclude regolarmente con un finale insospettato che lascia in bocca l’attesa del prossimo libro.
CHIARA OBINO. Un tuffo dove l’acqua è più blu. Trattieni il respiro per tre o quattro minuti: cosa vuoi che sia? Poi scendi giù fino a 82 metri, con la pressione che sembra farti scoppiare tutto: cosa vuoi che sia? Semplice: è il record mondiale di immersione. 82 metri: l’equivalente – a testa in giù – del campanile di Giotto, della torre del Mangia di Siena, di un grattacielo di 30 piani. Chiara era famosa fin da bambina perché, mentre gli altri se ne stavano in spiaggia, lei se ne andava sott’acqua a prendere i polpi con le mani, a cercare i pesci nelle loro tane, a esplorare i fondali, a spingersi sempre un po’ più in là. Un rapporto istintivo, il richiamo della profondità, la ricerca dell’ignoto, la danza con gli abissi. E adesso che due giovani apneiste, un’ucraina e una slovena, le hanno strappato il primato portandolo a 85 metri, lei ha deciso di non darsi per vinta. Prima o poi, quel record, puoi giurarci che se lo riprenderà. Perché lei è fatta così: nel suo percorso di atleta, nella professione di dentista per bambini, nell’attività di mamma c’è un motore inesauribile che le dà le motivazioni e gli stimoli per fare sempre meglio. Per essere sempre più se stessa.
LIA PALOMBA. L’hanno definita Killer dei Tumori, Dottor House, Mission Impossible. Perché di casi che finora sembravano impossibili è riuscita a risolverne parecchi. La sua terapia, messa a punto in trent’anni di ricerca nei migliori centri d’America, si è rivelata capace di sconfiggere il 50 per cento dei linfomi e delle leucemie di tipo linfatico: un miracolo della scienza che le è valso l’elogio del New York Times in un reportage sui “medical detectives”, quelli che risolvono i casi impossibili. Sassarese, dopo la specializzazione in ematologia e oncologia si è trasferita al Memorial Sloan Kettering di New York, associando la ricerca in laboratorio alla cura dei pazienti. Critica nei confronti della “controriforma” sanitaria di Trump, ma anche nei confronti dei numerosi disservizi del sistema italiano, sarebbe disposta a tornare in Sardegna solo per raccontare quello che ha imparato in 30 anni e potenziare la ricerca clinica, dalla quale secondo lei dipendono il futuro e le speranze della salute pubblica.
ELVIRA SERRA. Nata a Nuoro sotto il segno dell’Ariete, vive a Milano ma non ha dimenticato le sue origini di barbaricina doc. Ha cominciato a scrivere a “L’Unione Sarda”, per arrivare nel 1999 al “Corriere della Sera”, dove si occupa di cronaca e costume, e al settimanale “Effe” dove ha una rubrica fissa: “La forza delle donne”. Ha vinto il Premio giornalistico Maria Grazia Cutuli del Centro internazionale Einaudi e il Premio Giornalistico nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana. È tra le autrici del docuweb “Le (r)esistenti”, dedicato alle donne del terremoto dell’Aquila, e di “Il coraggio di ricominciare”, pubblicato a un anno dal terremoto in Emilia Romagna. Ha curato il saggio “Donne ai vertici delle aziende” e pubblicato due romanzi: “L’Altra” e “Il vento non lo puoi fermare”. È sicura che il suo stile letterario, asciutto e diretto, sia dovuto alle radici sarde. Di Sardegna si è occupata spesso con le interviste ai personaggi più in vista dell’isola e con le dichiarazioni d’amore per Nuoro ai tempi della corsa a capitale della cultura. Con la Sardegna, insomma, è in costante contatto. Ma ogni tanto le manca quando, a Milano, le viene voglia di un piatto di culurgiones con la famiglia.
VALERIO SCANU. Figlio d’arte, ha iniziato a farsi le ossa sui piccoli palchi delle piazze galluresi cantando con un gruppo di cui faceva parte il padre. Poi un crescendo vertiginoso: secondo classificato al talent show “Amici di Maria De Filippi”, il contratto con l’etichetta discografica EMI Music e quindi il passaggio alla “NatyLoveYou”, di cui è oggititolare del marchio. Ha partecipato due volte alFestival di Sanremo: nel 2010, vincendo con il brano “Per tutte le volte che”, e nel 2016con “Finalmente piove”. Nel 2014 ha preso parte alla trasmissione di RaiUno “Tale e quale show”, condotto da Carlo Conti,vincendo la terza puntata con l’imitazione di Stevie Wonder. Ha ricevuto vari riconoscimenti, tra i quali 3 Wind Music Awards, un TRL Awarde un Venice Music Award. Consacrato alla notorietà come uno dei più significativi talenti canori italiani degli ultimi anni, si esibisce raccogliendo consensi e successi ovunque. O meglio, in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
PREMIO “OLIMPIA MATACENA” 2018
MAURIZIO COSTANZO. Finito il liceo classico, rinunciò agli studi universitari per coronare, a soli 18 anni, il sogno di diventare giornalista. Ha lavorato a “Paese Sera”, al “Corriere Mercantile”, a “Grazia”, a “Tv Sorrisi e Canzoni” e a tanti altri quotidiani e periodici. Ha diretto “La Domenica del Corriere” e “L’Occhio”, da lui fondato. E intanto faceva l’autore radiofonico e televisivo, il paroliere (“Se telefonando” è considerata una tra le migliori canzoni italiane di sempre), lo sceneggiatore, il commediografo, il docente di comunicazione alla Sapienza di Roma. E non tutti sanno che fu lui, dopo aver scoperto Paolo Villaggio, a ideare insieme al comico genovese il personaggio di Fracchia. La formula del “Maurizio Costanzo Show” ha segnato la storia della televisione e della nostra cultura nazional-popolare quanto “Lascia o Raddoppia”, “Carosello”, “Studio Uno” e poche altre trasmissioni. Ed è stata la prima (dopo le iniziali esperienze di “Bontà loro” e di “Dietro l’angolo”) a inaugurare e capeggiare l’inossidabile format del talk show.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2017
BRIGATA SASSARI. Si scrive in molti modi: Asiago, Monte Fior, Monte Zebio, Trincea dei Razzi, Trincea delle Frasche. Ma si legge in un solo modo: Brigata Sassari. Costituita a Tempio e Sinnai nel 1915, espresse subito tutto il suo valore diventando la più popolare formazione di fanteria al fronte. Quell’ “anno sull’altopiano” riecheggia ancora dell’ardimento, dell’abnegazione e del sacrificio di sangue con cui gli “Intrepidi Sardi” seppero fermare da soli l’offensiva nemica sulla più delicata delle frontiere. Non a caso, da allora, il 151° e 152° Reggimento vantano la bandiera più decorata nella storia militare di tutti i tempi. Ricostituita nel 1988 come Brigata motorizzata, è impiegata adesso in operazioni di pace (Balcani, Libano, Iraq, Afghanistan) e in azioni di servizio civile di soccorso, come fu in occasione delle alluvioni in Sardegna di qualche anno fa. Con il coraggio di ieri, e con lo spirito di solidarietà di oggi, la Brigata è un valore della Nazione e una fonte di orgoglio identitario per la Sardegna.
SALVATORE GARAU. Nato a Santa Giusta, residente a Milano, viene considerato uno dei più alti e significativi rappresentanti dell’arte italiana contemporanea. Ha esposto nelle più importanti gallerie d’Europa e d’America, alla Biennale di Venezia, al Parlamento europeo di Strasburgo. La sua pittura sfugge a classificazioni canoniche. Il linguaggio evocativo, passionale e romantico, trasferisce – come ha scritto un celebre critico – “una sensazione di solennità e allo stesso tempo di liberazione, di liquidità, di sconfinamento in un orizzonte illimitato”. Ama le performance antiaccademiche: nel 2006 ha allagato tre chiese di Santa Giusta con acque e pesci dello stagno; nel 2008 ha esposto a Milano una tela di 200 metri quadri; di recente ha portato dentro il carcere di Màssama una grande tela bianca per condividere con i detenuti la propria energia creativa. Energia che si esprime anche in altre forme, come in letteratura (ha scritto il libro “Crudele amore mio”) e in musica: è stato batterista degli Stormy Six, con cui di recente ha prodotto il cd “Benvenuti al ghetto”, insieme a Moni Ovadia.
DORI GHEZZI. Era già una donna fatta, quando iniziò a cantare. Ma a decretare il successo di “Carasciò” contribuì anche quel viso da bambina incorniciato dalla chioma bionda di bambola. Il sodalizio con Wess ne fece la coppia caffelatte della canzone italiana. Poi un re senza corona e senza scorta bussò alla sua porta, e lei si lasciò trasportare nel mondo fatato della Gallura. E non se n’è più andata. Nella tenuta dell’Agnata, con l’amato Faber, ha cresciuto piante, fatto partorire vacche, prodotto vino, cavato sughero. E coltivato amicizie. In Sardegna si è sposata, ha messo radici, e ha fatto di quella campagna abbandonata ai piedi del Limbara un luogo “dove nevicano petali di fiore”.
ISTENTALES. Pastori o cantanti? La risposta è facile: tutt’e due. La maniera di presentarsi in pubblico, con bonette e gambales, non è una mascherata. È la loro reale identità. Dall’ovile al rock, dal rock all’ovile, la loro vita è segnata dalla forte essenza barbaricina. Cristallina come le stelle da cui prendono il nome. Una musica che odora di campagna. Una musica tra tradizione e modernità che è soprattutto impegno civile, amicizia, solidarietà. Come quella, tutta sarda, dimostrata quando da Badde Manna si sono recati nei luoghi colpiti dai terremoti a praticare il rito antico de “sa ponidura”, la ricostituzione del gregge ai colleghi abruzzesi e laziali vittime del sisma. Hanno suonato con musicisti importanti come Bertoli, Vecchioni, De Piscopo, i Nomadi. E anche a loro hanno insegnato che alla fine del concerto non si scappa via ma si rimane a chiacchierare col pubblico. Perché è così che si diventa amici per sempre.
GAETANO MURA E CARLA DE GIOANNIS. A unirli non è solo il matrimonio. Nel loro caso, c’è di mezzo anche l’acqua. Lui in barca, lei nuotando, hanno fatto parlare di sé il mondo intero. Lui, marinaio degli oceani, ha tentato, a bordo della Class 40 “Italia”, il giro del mondo in solitaria. Quattro mesi con le onde e i fortunali come unica compagnia. Non ce l’ha fatta per un pelo, ma l’impresa gli ha fatto meritare l’ambito titolo di “Velista dell’anno”, attribuito da una giuria di massimi esperti del settore. Lei, ai mondiali Master di nuoto a Budapest, si è laureata campione del mondo nei 50 metri rana, rinverdendo i fasti di quella Rari Nantes di cui il nonno Efisio fu uno dei fondatori. Quando nella loro Cala Gonone tornerà la foca monaca, si fermerà anche lei ad ammirarli e ad applaudirli.
FLAVIO SORIGA. Enfant prodige della nuova letteratura di Sardegna, ogni libro un premio: il Calvino con “I diavoli di Nuraiò”, il Grazia Deledda Giovani con “Neropioggia”, il Mondello con “Sardinia Blues”, il Piero Chiara con “L’amore a Londra e in altri luoghi”, finalista al premio Rieti con “Il cuore dei briganti”. Ma lui ama più essere ricordato come ideatore e promotore di importanti festival letterari, da “L’isola delle storie” di Gavoi al “Settembre dei Poeti” di Seneghe, dal “Passavamo sulla terra leggeri” di Sassari-Alghero a “L’isola in giallo” di Florinas. Ha lavorato come autore di programmi per la Rai, ha rappresentato l’Italia al progetto Scritture Giovani del Festival letteratura di Mantova. I suoi libri sono tradotti in diverse lingue (tra cui tedesco, francese, croato, galiziano, catalano) contribuendo così a far conoscere la Sardegna ai lettori stranieri, anche – come recita il sottotitolo del suo “Nuraghe Beach” – a quelli che non la visiteranno mai.
CRISTINA TROIS. Laurea in Ingegneria ambientale e Dottorato di ricerca a Cagliari, da una ventina d’anni insegna in Sud Africa, dove ha raggiunto la carica di preside della Facoltà di Ingegneria all’Università di Durban. Responsabile del Dipartimento di Ingegneria civile, topografia e edilizia, ha fondato il Centro di ricerche per l’Ingegneria ambientale, costiera e idrologica. Membro del National Research Foundation del Sud Africa, si occupa in particolare di gestione dei rifiuti, trattamento delle acque reflue, energia rinnovabile da rifiuti, controllo dei gas a effetto serra. Un’altra delle tante eccellenze made in Sardinia che contribuiscono allo sviluppo e al progresso dell’umanità.
PREMIO SPECIALE “OLIMPIA MATACENA” PER LA COMUNICAZIONE 2017
VINCENZO MORGANTE. Laurea in Giurisprudenza all’Università di Palermo e Baccalaureato in Scienze Sociali alla Pontificia Università di Roma. È stato addetto alle Relazioni esterne di Sergio Mattarella al Ministero per i rapporti col Parlamento. Ha scritto per Il Popolo, l’Avvenire, il Sole-24 Ore. Entrato nel 1997 nella redazione Rai della Sicilia, si è distinto per l’interesse al tema della mafia: sua l’unica intervista a don Puglisi, il sacerdote ucciso a Palermo, suo il merito dell’attribuzione alla redazione siciliana di un importante riconoscimento per “l’alta informazione sui fatti di mafia” e per i servizi realizzati per il ventennale delle stragi di mafia del 1992. Dal 2013 è direttore della TGR. Il suo piano editoriale, approvato dall’82 per cento dei giornalisti della testata, prevede un’informazione più vicina ai problemi quotidiani della gente, una maggiore e più solida articolazione territoriale, una forte innovazione tecnologica che coinvolge anche l’aggiornamento professionale degli operatori della comunicazione della tv di Stato.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2016
DONATELLA BIANCHI. Ha esordito in tv a 16 anni, nel programma “Domenica In” condotto su Rai Uno da Corrado. E non se n’è più andata via. Inviata speciale di “Sereno Variabile”, conduttrice del Tg Lazio e di “Italia Agricoltura”, dal 1999 conduce su Rai Uno “Lineablu”, dove racconta agli italiani la cultura, l’economia, le tradizioni del mare. Su questo tema ha pubblicato anche due libri: “Storie dal mare” e “Le cento perle del mare italiano”. Nel 2010 il Ministero dell’Ambiente l’ha nominata “Ambasciatrice della Biodiversità”, e dal 2014 è presidente del WWF. Appassionata frequentatrice della Sardegna, non nasconde l’amore per l’ambiente, il paesaggio e le tradizioni dell’isola: “Un mondo a colori – ha scritto -, il turchese delle trasparenze marine, l’oro delle spiagge, il rosso dei porfidi, il giallo, il verde, il lilla e il viola delle fioriture endemiche”. E naturalmente il blu, il colore che più ama.
MARCO CARTA. Quando è comparso la prima volta nella trasmissione di Maria De Filippi, si è capito subito che dietro quella faccina pulita si celava la grinta di uno che voleva sfondare. Anche perché le qualità le aveva. Vinto alla grande quel Talent Show, e ottenuto un contratto con la prestigiosa Warner Music, non si è più fermato. Sette album, quasi tutti premiati con il disco di platino per i successi di vendita. Innumerevoli premi e riconoscimenti, come migliore rivelazione dell’anno, come miglior cantante, come miglior artista dell’anno. E nel 2009 la ciliegina del trionfo al festival di Sanremo, con la canzone “La forza mia”. La forza sua sta nel suo grande talento, dimostrato non solo nella carriera di cantante ma anche come scrittore (la sua autobiografia, “Ho una storia da raccontare”, è stata pubblicata da Mondadori) e nell’esperienza di doppiatore in film d’animazione. Si è distinto anche nel campo della filantropia, con iniziative a favore degli immigrati, di Telethon, dei valori della pace. Nel 2013, col concertone “Sardegna chi ama”, ha contribuito alla ricostruzione delle scuole isolane distrutte dall’alluvione.
FRANCESCO DEMURO. La leggenda vuole che quando la levatrice lo sollevò in alto, dopo il parto, invece di un banale strillo emise un Do di petto. Da allora non ha mai smesso di cantare: seduto piccolissimo davanti al bar del padre nella natia Porto Torres, a 10 anni sul palco nel quartetto dei Mini Cantadores, giovanissimo numero uno del “canto a ghitterra”. Voce tenorile potente e versatile, lasciò la musica sarda per darsi alla lirica. Studi ai Conservatori di Sassari e di Cagliari e precoce affermatissimo debutto nientepopodimeno che al Regio di Parma. E da lì via nei teatri più celebri del mondo, dall’Arena di Verona alla Scala, Vienna, Tokyo, Torino, Amburgo, Atene, Detroit, Santiago del Cile. Memorabile il debutto al Metropolitan di New York. Chiamato all’ultimo minuto a sostituire un collega improvvisamente ammalato, sfodera una magistrale interpretazione di Alfredo salvando la messa in scena della Traviata e riscuotendo il plauso dell’esigente critico del New York Times. L’erede naturale di Pavarotti, l’hanno definito. Lui si schermisce, va avanti per l’impegnativa strada intrapresa, e insieme alle quattro donne di casa (moglie e tre figlie) se ne torna ogni tanto a Porto Torres. “L’aria migliore per ricaricare le batterie”, dice.
SALVATORE NIFFOI. Esponente di spicco della Nuova Letteratura Sarda, può esserne considerato anche il fondatore, grazie ad un percorso iniziato trent’anni fa con un viaggio rivelatosi senza inganni. La copiosa produzione e una scrittura assolutamente originale lo hanno portato in breve tempo ad approdare alla prestigiosa scuderia Adelphi e a vedere tradotte anche all’estero molte delle opere. Nel 2006, con “La vedova scalza”, ha ottenuto il Premio Campiello. Scrittore di razza, ha inventato una felice fusione tra un italiano magistrale e l’onomatopeico dialetto di Orani, capace di trasmettere al lettore colori, odori e rumori del suo mondo. Un mondo piccolo e chiuso, popolato di postini che scrivono lettere invece che recapitarle, di femmine malasortate, di uomini prigionieri del destino, di gente che non muore mai di vecchiaia: una condizione umana che si rivela in fondo l’inferno di tutti noi.
PINO E GLI ANTICORPI. Voi ditegli cosa devono fare, e loro lo fanno. Qualcuno gli deve aver detto di diventare bravi e famosi: e loro l’hanno fatto. Sassaresi di nascita e di spirito, hanno iniziato come trio comico nelle piazze di paese e nelle televisioni locali. Ma ben presto l’approdo a “Scherzi a parte”, e quindi la consacrazione di “Colorado”, gli hanno aperto le porte della celebrità. Ciò è avvenuto grazie alla loro singolare capacità di far ridere, con sketch in cui sotto la superficie del nonsense, nel dialogo tra il burbero potente e l’astuto popolano, trapelano una sottile cultura di fondo e l’eco della “cionfra”. Tipicamente sassarese è anche quella loro calata, che nemmeno una lavatrice potrebbe sciacquare, centrifugare e trasformare in un italiano ortodosso: ma è anche questo che li distingue dagli altri comici in circolazione, e che li ha fatti immediatamente diventare beniamini del vasto pubblico televisivo.
NICCOLO’ PORCELLA. Evidentemente c’era un destino segnato, se il padre sardo e la mamma americana decisero di farlo nascere in acqua all’isola di Maui e gli diedero come secondo nome Kai, che in hawaiano significa oceano. Dopo un’infanzia tutta sarda, e con già alle spalle un passato di ginnasta dell’Amsicora, giovanissimo ottenne dai genitori di trasferirsi nuovamente alle Hawaii dove in breve tempo divenne la prima superstar del nascente sport del kitesurf, raggiungendo la vetta delle classifiche mondiali e le copertine delle più note riviste. Lasciato il lato agonistico ha intrapreso una carriera di globetrotter nelle destinazioni più impensate, realizzando con nuove manovre spettacolari video, foto e servizi esclusivi per cataloghi e riviste specializzate. Da un paio d’anni ha aggiunto al suo repertorio le trasvolate nei cieli con la tuta alare, e il surf su onde giganti. La battaglia contro l’onda più grande del mondo l’ha vinta lui, ottenendo il premio come ‘Biggest Wipeout’ nella storia del surf e diventando il protagonista della serie tv americana “Lift Off”, in cui esibisce con orgoglio lo stemma dei Quattro Mori.
FRANCO SIDDI. Dai cavallini della Giara al cavallo di viale Mazzini. Campidanese doc, è arrivato ai vertici della comunicazione italiana dopo anni di gavetta giornalistica e di impegno sindacale. Collaboratore esterno dei due quotidiani sardi e del Gazzettino Rai, entrato in pianta stabile nella redazione della Nuova Sardegna si è votato alle lotte per una informazione libera e per i diritti dei giornalisti come lavoratori dipendenti da quel datore di lavoro tutto speciale che è l’editore. E’ stato responsabile del sindacato interno della “Nuova”, presidente per dieci anni dell’Associazione Stampa Sarda, quindi segretario e poi presidente del massimo sindacato italiano dei giornalisti, la Federazione della Stampa. In questo ruolo ha vissuto in prima persona innumerevoli vertenze e chiuso importanti contratti di lavoro. Entrato nel consiglio d’amministrazione della Rai, dovrà ora impegnarsi a ridare a rilanciare un’istituzione imprescindibile il cui simbolo era stato (profeticamente?) intitolato dallo scultore Francesco Messina “Cavallo morente”.
PREMIO SPECIALE OLIMPIA MATACENA 2016
GIOVANNI GRASSO. Giornalista professionista dal 1989, ha lavorato come redattore politico per La Discussione, all’Agenzia Giornalistica Italia e al quotidiano Avvenire. È stato capo dell’Ufficio stampa del presidente del Senato, poi portavoce del ministro della Cooperazione internazionale e dell’Integrazione. Studioso del movimento cattolico in Italia, ha pubblicato diversi libri, tra cui i carteggi di Sturzo con Rosselli e Salvemini, la biografia di Oscar Luigi Scalfaro e quella di Piersanti Mattarella. Ha realizzato numerosi documentari televisivi per “Correva l’anno”, “Grande Storia” e Rai Storia. Ha insegnato alla Scuola Superiore e al Master di Giornalismo dell’Università di Bologna. Dal 2015 è stato chiamato dal presidente Sergio Mattarella a ricoprire l’incarico di suo portavoce, di consigliere per la stampa e la comunicazione, e di direttore dell’Ufficio Stampa del Quirinale.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2015
FRANCESCO ABATE. Lo chiamavano Frisko. Faceva il dj nelle radio private. Poi divenne giornalista, e poi anche scrittore di rango. L’esordio nel 1998 con “Mister Dabolina”, cui seguiranno “Il cattivo cronista” e un’altra decina di romanzi. Nell’ultimo lavoro, uscito nella raccolta “Sei per la Sardegna” edita da Einaudi per aiutare i Comuni colpiti dall’alluvione, racconta con tenerezza l’incontro ravvicinato con il padre, raffinato maestro di vita, negli ultimi giorni concessigli da un male inesorabile. Con la malattia ha un conto aperto anche lui. Trapiantato di fegato, esorcizza disfunzioni e bizze del suo organismo raccontandole in forma di romanzo, con sapienza narrativa e una comicità distaccata e surreale. Con “Ultima di campionato” ha vinto il Premio Solinas, con “Mi fido di te” il premio Città di Padova, con “Chiedo scusa” il premio Alziator, con “Un posto anche per te” il premio Lawrence. Quando fioccano i riconoscimenti, o sei un accozzato o sei davvero bravo. Lui appartiene alla seconda specie.
BIANCA ATZEI. Nata a Milano da genitori sardi, si sente profondamente sarda nell’animo.Ha iniziato a studiare canto a 17 anni, appassionandosi in particolare alla musica e ai cantautori degli anni Sessanta. Ha partecipato al talent di RaiDue “CD Live”, ha collaborato alla realizzazione di sigle televisive e jingles pubblicitari, ha inciso numerosi single: il brano “L’amore vero” ha ottenuto oltre un milione di visualizzazioni su You Tube. Ha duettato con Gianni Morandi, i Modà, Anna Tatangelo, Alex Britti, i Tazenda. Dopo la partecipazione al festival di Sanremo, ha pubblicato il primo album col titolo “Bianco e Nero”: ma i sogni del suo futuro sono tutti a colori.
REMO BODEI. Chi sostiene che la filosofia è morta dovrebbe confrontarsi con lui: lui sostiene infatti che sia più viva che mai, perché cerca e dà le risposte alle domande che quotidianamente ci pone il nostro comune sentire e pensare. Molti suoi lavori riguardano infatti la ricerca della felicità, le attese di una vita migliore, i limiti che imprigionano l’esistenza e il sapere. Studioso del pensiero utopistico del Novecento, di Hegel e di Spinoza, di Freud e di Marx ma anche di Agostino, ha insegnato filosofia ed estetica alla Normale di Pisa e ora alla UCLA di Los Angeles. Non si contano i luoghi in cui viene chiamato a tenere lezioni e conferenze, da Ottawa a New York, da Cambridge a Toronto, da Heidelberg a Città del Messico. Benché sempre in giro per il mondo, non stupitevi di incontrarlo a vagare felice tra i vicoli di Cagliari, la città natale dove torna con regolarità da innamorato.
FILOMENA CAMPUS. Di lei hanno detto che “la sua voce ha il calore del sole”, che ha “i riflessi dell’anima”, che è “una sciamana della musica”, che ha “la sabbia e il mirto nel sangue”. La fama raggiunta all’estero come cantante, come compositrice e come regista teatrale, infatti, non le hanno fatto dimenticare le radici sarde. Anzi, è proprio la Sardegna a ispirare ogni sua opera: sonorità mediterranee e isolane si percepiscono distintamente anche nella sua musica sperimentale. Per non smentirsi, ha chiamato “In Kimbe” il quintetto creato con alcuni tra i più prestigiosi musicisti internazionali. Ha fondato il Filomena Campus Jazz Quartet e la compagnia Theatralia, cui collaborano anche Dario Fo, Franca Rame e Stefano Benni.Grande successo sta ottenendo il My Jazz Islands Festival, con cui accosta la cultura delle due isole tra cui divide la sua vita e le sue passioni.
FRANCO COLUMBU. L’hanno definito “l’uomo più forte del mondo”, fin dai tempi in cui si esibiva tenendo sollevata una macchina mentre il proprietario cambiava una ruota. Unico italiano nella storia, è stato Mister Universo, Mister Mondo e, per due volte, Mister Olympia. Partito da Ollolai per fare il manovale in Germania, si distinse come pugile e divenne amico inseparabile di Arnold Schwarzenegger, con cui emigrò negli Stati Uniti. Qua si è affermato come culturista, come campione di body building, e poi anche come attore. La gente più famosa di Los Angeles e di Hollywood fa la fila per averlo come personal trainer. Torna spesso nel borgo natale in Barbagia, ma nessuno dei suoi fieri compaesani osa mai sfidarlo a “sa strumpa”.
DINAMO SASSARI. Li hanno paragonati ai Giganti di Mont’e Prama: fieri, combattivi, statuari.E giganti hanno dimostrato di esserlo davvero. Se possono permettersi di guardarti dall’alto in basso, non è tanto per la statura quanto per l’altezza delle imprese di cui sono stati protagonisti. Guidati da un presidente che ha rivoluzionato il concetto di società sportiva, e da un coach che nasconde la sua bravura dietro un malcelato disincanto, hanno compiuto un’impresa leggendaria che rimarrà a lettere di fuoco negli annali dello sport, e non solo di quello sardo. Dopo aver vinto Coppa Italia e Supercoppa, in campionato sono entrati a Trento trottando, hanno tagliato i panni ad Armani ed hanno sbocconcellato i reggiani, concludendo un percorso che va sotto il nome di Triplete ma che per la Sardegna vuol dire molto molto di più.Questi “faccia di trudda” della Dinamo sono diventati la nuova bandiera dell’isola. Che andrà però ridisegnata, perché adesso i mori sono diventati cinque.
ANGELA SIRIGU. Nata a Tortolì, ogliastrina doc, è diventata presto una cittadina del mondo. Laureata in psicologia alla Sapienza di Roma, si è specializzata in neuroscienze prima in Francia e poi negli Stati Uniti. Oggi vive a Lione, dove dirige uno dei Centri di Ricerche Scientifiche più prestigiosi e avanzati. Non mettetevi a contare quante pubblicazioni ha all’attivo: vi stanchereste prima di arrivare alla fine. I suoi studi dei meccanismi neurocerebrali, sia in individui sani che in pazienti affetti da disabilità mentali o fisiche, sono all’avanguardia grazie anche a una tecnica particolare, la Neuroimaginery, di cui è la principale propugnatrice.“Per me fare ricerca – dice – non è un lavoro ma una passione”. Per questo non riesce a staccarsene finché non ha raggiunto i risultati attesi.
PREMIO SPECIALE OLIMPIA MATACENA 2015
EMANUELA ROSA-CLOT. Direttrice di Bell’Italia e di InViaggio, due tra i più prestigiosi mensili di informazione turistica e ambientale, non manca di ospitare in ogni numero almeno un articolo sulla Sardegna. Alla Sardegna entrambe le testate dedicano ogni anno uno speciale fascicolo monografico nel quale lei riversa la sua passione e il suo acume giornalistico.“Come si mette piede nell’isola – ha scritto nella presentazione dell’ultimo Speciale Sardegna – si entra in un’altra dimensione… Sarà la luce, sarà il profumo dell’aria, appena arrivati ci si sente improvvisamente meglio”.Una dichiarazione d’amore meritatamente ricambiato.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2014
GIOVANNI CAMPUS. Di recente la sua città natale, Olbia, gli ha dedicato una grande mostra retrospettiva 1952-2009. Guardare l’insieme delle sue opere è stato come sfogliare un multiforme catalogo di esperienze, o – come ama dire lui – “un diario esistenziale, uno scrigno cifrato”. Il lungo percorso artistico lo ha visto a Genova avvicinarsi da autodidatta alla pittura durante gli studi classici, poi frequentare l’accademia di Belle Arti di Livorno. Una volta afferrato e perfezionato il complesso rapporto tra idea, pratica e fare arte, la sua attività è stata un fluire di riconoscimenti, la sua vita un continuo susseguirsi di esperienze e di destinazioni: Parigi, New York e infine Milano, dove oggi vive ed opera. Stile, colore, tridimensionalità sono le parole chiave attraverso le quali interpreta le realtà e le fantasie dell’oggi. Con un talento e una sensibilità che gli derivano sicuramente, lui cittadino del mondo, da quelle radici sarde nelle quali ama sempre riconoscersi.
ALESSANDRA CORRIAS. Se è vero che un sorriso non si nega a nessuno, inutile dirlo a lei. Lei gira il mondo in lungo e in largo per riportare il sorriso sui visi di tanti bambini affetti da labbro leporino. Oristanese doc, e fiera di esserlo, dopo la laurea in giurisprudenza e un impiego nel campo delle relazioni esterne è approdata sette anni fa all’organizzazione umanitaria Operation Smile, di cui oggi ricopre la carica di direttore generale. A migliaia di piccoli portatori di malformazioni al volto, oppressi dal difetto fisico e dall’emarginazione sociale, Operation Smile restituisce un’alternativa di vita e una speranza di felicità. Dice che la soddisfazione più grande è leggere la gioia e la gratitudine negli occhi dei genitori quando riabbracciano il loro bambino con il viso nuovo e un meraviglioso inaspettato e desiderato sorriso. L’altra soddisfazione, che lei cerca in tutti i modi di non farsi mancare, è quella di poter tornare, nelle poche e brevi pause del suo impegnativo lavoro, ai profumi e ai sapori della sua Sardegna.
GIANCARLO DETTORI. Il nome del suo mentore, nonché amico di una vita, è di quelli che mettono i brividi: Giorgio Strehler. Fu lui a chiamarlo al Piccolo di Milano, dopo il diploma all’accademia d’arte drammatica (“facevo il giornalista precario, ci entrai che parlavo ancora con le doppie: ne uscii a pieni voti, primo del mio corso”). E con Strehler sono stati 40 anni non solo di grande impegno, ma soprattutto di reciproco arricchimento culturale.Teatro, cinema, televisione lo hanno visto protagonista dalle molte sfaccettature: tra uno Shakespeare, un Checov e un Brecht anche qualche incursione (lui le chiama “divertissement”) in cose più leggere, tipo la serie tv “Casa Cecilia”, con Delia Scala, o addirittura i fugaci cammei in pellicole di cassetta. Sardo fino al midollo, dice che nelle sue interpretazioni lo ha sempre sorretto la “presenza schizoide” della sua terra: la lontananza, la solitudine, “la ritmica mentale della lingua sarda”, il richiamo segreto delle radici come elementi fondanti di una drammaturgia interiore. E proprio in Sardegna conta di ristabilirsi un giorno, per concludere una parabola che tanta gloria gli ha riservato.
LUIGI DONA’ DALLE ROSE. Quando fu avviato il cantiere, in molti si chiesero se non fosse una follia andare a costruire una specie di doppione di quell’altra realtà che a pochi chilometri di distanza si era già conquistata una vasta notorietà. Ma lui aveva le idee chiare. Non un doppione, ma una cosa completamente diversa. Non tanto e non solo un centro vacanziero, ma un luogo nobile capace di distinguersi per stile, raffinatezza e soprattutto per impronta culturale. A cui vennero chiamati a dare una mano i migliori artisti del momento. Fu così che Porto Rotondo non tardò ad affermarsi per la sua identità specifica, e a guadagnarsi un’immagine, un prestigio e una autorevolezza che non avevano uguali altrove. Di questa realtà, ispirata a Venezia ma perfettamente ambientata ed integrata nell’isola che la ospita, lui è da un cinquantennio il doge incontrastato. Pronto a gettarsi a capofitto – come la “Tuffatrice” che orna una delle sue piazzette – nel mare magnum dei progetti futuri. Perché – ama dire – questo non vuole essere semplicemente la celebrazione di una ricorrenza storica, ma il primo giorno dei prossimi cinquant’anni.
LUCA PANI. Ad elencarne tutti i titoli, gli incarichi e le pubblicazioni, occorre parecchio tempo. Neuroscienziato, psichiatra, farmacologo, formatosi alla scuola cagliaritana di Gianluigi Gessa, ricopre attualmente la carica di Direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Rappresenta l’Italia presso l’Agenzia Europea dei Medicinali, ha fondato la prima società a capitale pubblico dedicata alla Farmacologia Traslazionale, fa parte del Comitato sulle Neuroscienze Cliniche, è stato responsabile dell’istituto di Tecnologie Biomediche del CNR. Insegna nelle università di Chicago, di Washington e di Miami. E’ autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche. Non sembra vero, ma gli resta anche tempo libero da dedicare ai due figli, a una nuotata al Poetto o una veleggiata nelle acque del golfo degli Angeli.
MARC PORCÙ. È nato in Tunisia, vive in Francia, oltralpe ha trascorso l’intera esistenza. Eppure quel cognome, a dispetto della pronuncia francese, la dice lunga sulle sicure origini sarde. Suo nonno “ciu Grillu” Porcu, pescatore di Sant’Antioco, fu costretto dalle persecuzioni fasciste a fuggire in barca, insieme alla moglie incinta, per un viaggio di sola andata verso il vicino paese africano. Là nacquero suo padre e poi lui, Marchixeddu, divenuto subito Marc appena trasferito con la famiglia nella banlieu parigina, dove imparò a conoscere la miseria – la sua e quella degli altri deracinés – e a raccontarla in poesia. Direttore e promotore di riviste e di importanti eventi poetici, autore di numerose raccolte, ha tradotto le opere dei principali scrittori sardi – Dettori, Atzeni, Abate, Marrocu, Soriga – contribuendo a diffonderne la conoscenza presso il pubblico francese. Nella sua ultima opera, “L’urlo dell’alba”, torna con lirismo sulle orme del passato per ricostruire quella storia familiare e quelle radici che non ha mai rinnegato.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2013
DARIA BIGNARDI. Tra tutte le invasioni barbariche che la Sardegna ha subito nella storia, quella di Daria è in assoluto la più pacifica, e sicuramente la più piacevole. Giornalista, scrittrice, anticonformista per natura, si dice che abbia lasciato gli studi al Dams di Bologna perché la trasgressione che vi regnava era finta. Con il primo romanzo, “Non vi lascerò orfani”, ha vinto il premio Rapallo Donna Scrittrice. Sul piccolo schermo ha lavorato per Rai, per Mediaset e per La7. Per la conduzione di diversi reality (dal “Grande Fratello” alla “Fattoria”) ha fatto incetta di Telegatti e di Oscar Tv. Ma sono i talk-show (“Corto Circuito”, e poi le fortunate “Invasioni barbariche”) quelli che l’hanno fatta apprezzare dal pubblico più raffinato ed esigente. Innamorata della Sardegna, vi ha ambientato il suo ultimo libro, “L’acustica perfetta”, mettendo in bocca alla protagonista una frase che riassume perfettamente il proprio rapporto con l’isola: “E’ il posto che sognavo, senza sapere che lo stavo sognando”.
MARCELLO FOIS. Nuorese doc, si è laureato in Italianistica all’Università di Bologna iniziando da subito a scrivere romanzi che hanno fatto incetta di prestigiosi riconoscimenti. Con “Picta” ha vinto nel 1992 il premio Italo Calvino; con “Nulla”, nel 1997, il premio Dessì. “Sempre caro”, ambientato nella Nuoro di fine Ottocento con protagonista l’avvocato Bustianu, ispirato alla figura di Sebastiano Satta, ha ottenuto nel 1998 il premio Scerbanenco. “Dura madre”, nel 2002, il premio Fedeli; “Memorie del vuoto”, nel 2007, il premio Grinzane Cavour, il premio Volponi e il premio Alassio. Con “Stirpe” e “Terra di mezzo” (finalista quest’ultimo al premio Campiello), ha iniziato una saga delle radici barbaricine ricca di epicità e di pathos. “Un racconto sull’identità sarda, sulla sua natura segreta – ha scritto un critico – che si eleva a un livello pienamente universalistico”. Tra un premio e l’altro si dedica anche alla sceneggiatura televisiva e cinematografica e alla organizzazione di eventi letterari tra cui spicca il festival di Gavoi.
MARCELLO MURRU. Nativo di Arbatax, vive a Roma dove ama essere definito il “sardo di Testaccio”. Scrive musiche e parole che lasciano il segno in chi le ascolta. Dopo una brutta malattia che sembrava non lasciargli scampo è tornato a dare il meglio di sé con gli album “Bonora” e “La mia vita galleggia su un petalo di giglio”, dove si sente intenso l’attaccamento alla propria terra. “Le canzoni – ha scritto un critico – le crea e alleva in casa, poi senza fretta, senza ansie, come il naufrago che getta in mare il messaggio nella bottiglia, le consegna all’Italia distratta”. Leader dei Mondorama, gruppo tra i più innovativi della scena musicale italiana degli anni 80, amico dei più grandi musicisti rock d’Europa, è stato spesso all’estero ma all’asse Sanremo-Londra-Parigi dice di preferire quello Arbatax-Roma. All’alba è facile trovarlo ad assistere ai preparativi del mercato di Testaccio: “Pura poesia”, afferma. E mentre la sua vita galleggia su un petalo di giglio, scrive canzoni che attraversano il cuore.
GIOVANNI PILU. Esportare culurgiones, porcetto arrosto, sebadas e cannonau nella terra dei canguri non è impresa facile. Lui però c’è riuscito.Ilsuo ristorante, che serve piatti sardi in bilico tra tradizione e innovazione, è cresciuto nella fama e nel prestigio tanto da essere considerato uno dei migliori di Sydney. Per non dire il migliore. Insignito da subito di stelle e di cappelli, nel 2008 è stato proclamato miglior ristorante italiano d’Australia. Nel 2011 la sua lista di vini sardi ha ottenuto il primo premio tra tutte quelle dell’intero Continente: una terra che, ricordiamolo, di vini se ne intende abbastanza. Orgogliosamente originario di Sotza, frazione di Padru, Giovanni è arrivato in Australia nel 1992 che non aveva nemmeno vent’anni, ma con la carriera di chef nel cuore e nel destino. Da allora ha percorso una fortunata strada sfociata ora nella pubblicazione di un ricco manuale di cucina sarda (A Sardinian Cookbook) che ha vinto il primo premio alla Rassegna Internazionale di San Francisco.
ANTONIO DANIELE PINNA. Nel campo della medicina è considerato un record mondiale il trapianto di ben sei organi – fegato, stomaco, pancreas, duodeno, intestino e colon – effettuato su un sedicenne uscito in condizioni disperate da un grave incidente stradale. Non meraviglia che sul suo sito fiocchino le lettere di quanti lo ringraziano per aver salvato loro la vita. “Non c’è situazione o complicazione che possa scoraggiarlo nei suoi interventi”, scrive un ex paziente. “Semplicemente unico per competenza, umiltà e umanità”, aggiunge un’altra. Professore associato di Chirurgia digestiva all’Università di Cagliari, emigra negli Stati Uniti – prima a Pittsburg e poi a Miami – dove si specializza nelle tecniche di trapianti multiviscerali. Tornato in Italia, da una decina d’anni dirige il reparto di Chirurgia generale e dei Trapianti del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, consolidando la sua specialissima fama di luminare internazionale. “Se tutti i medici fossero come lui, non ci sarebbe mala sanità”, afferma un ex paziente. Con i suoi pazienti è anche protagonista di “Destini incrociati”, una docu-fiction trasmessa in dieci puntate da FoxLife per documentare l’attività del suo reparto.
SIMONE PITTAU. Enfant prodige della musica classica, nato a Cagliari ma profondamente sanlurese nelle origini e nel cuore. Diplomato in Violino, ha suonato in importanti formazioni da camera, sinfoniche e operistiche in numerose nazioni del mondo. Conseguito a Londra, sotto la guida di celebri maestri tra cui Rostropovich, il titolo di Direttore d’orchestra, ha debuttato nel 2001 dirigendo un concerto della London Symphony Orchestra alla Barbican Hall. È il primo italiano – dopo Claudio Abbado – ad avere inciso un disco con questa prestigiosa formazione inglese. Dal 2002 è violinista nell’orchestra di Ennio Morricone con il quale ha realizzato concerti in diverse parti del mondo, alcuni dei quali incisi dal vivo su CD e DVD. Insieme a Morricone ha anche preso parte all’incisione di svariate colonne sonore. Ama vivere e lavorare in Sardegna, impegnato sia nella direzione dell’orchestra dell’Ente Lirico di Cagliari, sia in performance insieme agli amici Paolo Fresu e Anna Tifu. Nell’isola ha dato vita nel 2008 al “Culture Festival” , rassegna di musica, arte, teatro, danza, cinema e fotografia giunto alla sua sesta edizione.
LUCA RUIU. Nonostante la giovane età è già considerato un esperto internazionale di tecnologie sui biopesticidi. Dopo la laurea all’Università di Sassari, ha intrapreso un’innovativa attività di ricerca che lo ha portato a Perugia, a Cambridge e poi nella Silicon Valley californiana, grazie alla prestigiosa borsa di studio Fulbright, premio riservato dagli Stati Uniti alle giovani eccellenze italiane distintesi in campo scientifico e tecnologico (tra gli ex-borsisti figurano personaggi del calibro di Umberto Eco, Carlo Rubbia e Margherita Hack). Tornato a operare per l’ateneo sassarese nei laboratori del Parco Tecnologico di Porto Conte, ha messo a punto il progetto Bioecopest per lo sviluppo di biotecnologie applicate alla difesa dai parassiti dannosi in agricoltura, grazie al quale nel 2009 ha ottenuto il Premio nazionale per l’Innovazione in un concorso di idee promosso da 42 Università italiane e dai due principali centri di ricerca nazionali, il Cnr e l’Enea. Il premio gli è stato consegnato al Quirinale dal presidente Napolitano. “I miei bioecopesticidi – spiega – provengono dall’ambiente naturale e quindi, al contrario dei pesticidi chimici, sono assolutamente innocui per l’uomo”. Agricoltori e consumatori di frutta e verdura sentitamente ringraziano.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2012
GIOVANNI BATTISTA AGUS. Casteddaiu purosangue, laureato in Medicina all’Università di Cagliari, si è formato alla scuola del prof. Rocca Rossetti e si è dedicato poi all’angiologia e alla patologia vascolare fino a diventarne un luminare internazionale. Direttore dell’Istituto di Angiologia e Chirurgia Vascolare dell’Università di Milano, è Presidente del Comitato nazionale di Bioetica, membro di numerose società scientifiche italiane e internazionali e direttore di importanti riviste mediche. Ha fondato la Sezione lombarda della Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare, la Società Italiana di Flebolinfologia, la Fondazione Moscati di Milano con cui opera nel campo dell’assistenza all’anziano in collaborazione con la Cina, l’Associazione Likoni Project che svolge aiuti sanitari e di formazione in Kenya. Appassionato di alpinismo e di trekking ha scalato le principali montagne del mondo, dal Kilimangiaro alla Patagonia, dalle Dolomiti alla Nuova Zelanda, dagli Appennini alle Ande. Innamorato com’è della Sardegna, sostiene che Su Gorroppu o Capo Caccia sono difficili e suggestivi da scalare quanto quelle grandi vette. A Milano gli manca solo una cosa: la spiaggia del Poetto. Quella di una volta, ovviamente.
SIMONA MURGIA. Dal seno materno pare abbia succhiato non il latte, come tutti i mortali, ma direttamente la Via Lattea. Studi al Pacinotti e laurea in Fisica all’Università di Cagliari, da piccola voleva fare l’astronauta ma poi si è “accontentata” dell’astrofisica. Per lavorare ai massimi livelli è approdata prima all’Università del Michigan e poi in California alla Stanford University, tradizionale fucina di premi Nobel. Sposata con un fisico canadese esperto di raggi gamma, ha battuto il marito sul suo stesso terreno: ha scoperto nell’universo due enormi “bolle” di raggi gamma, con un’estensione pari a 25 mila anni luce, che nessuno aveva mai osservato prima e che hanno aperto nuovi orizzonti di ricerca nel campo dell’astrofisica. Legatissima alla Sardegna, ci torna due o tre volte all’anno. Appassionata di mare, pratica nuoto, vela e surf nella baia californiana. E se pensate che gli astrofisici siano persone tutte telescopio e laboratorio, sarete subito smentiti se andate a guardarla mentre si esibisce nel tango o nella salsa. Di tornare a lavorare in patria, per il momento, non ci pensa nemmeno: il mondo accademico italiano è lontano anni luce.
ENRICA PINTORE. Nata a Nuoro ma cresciuta a Ottana, dove torna ogni volta che può (a gennaio è stata vista in paese per la festa dei fuochi di Sant’Antonio), si è esibita in pubblico fin da giovanissima sfilando per lo stilista di Orani Paolo Mòdolo. Il salto nel mondo dello spettacolo l’ha iniziato a 17 anni, quando è arrivata in finale al concorso di Miss Italia: da lì ha percorso una carriera che l’ha portata velocemente a recitare in fiction televisive (tra cui Don Matteo e i Cesaroni), in numerosi spot pubblicitari, in teatro e al cinema. L’ultimo film nel quale recita da protagonista, “Dieci regole per fare innamorare”, ha fatto innamorare di lei mezza Italia. Nel frattempo non solo non si è montata la testa, ma anzi si è proficuamente dedicata a seguire corsi di dizione e recitazione e a laurearsi in Lingue all’Università di Firenze, con specializzazione in inglese e in arabo. Le fortunate doti naturali, unite alla tenacia nello studio e nel lavoro, sono gli ingredienti di una ricetta destinata a portarla lontano.
BRUNO PUTZULU. Se il compianto Philippe Noiret ha scritto un libro tutto per lui e con lui, “Conversations avec Bruno Putzulu”, vuol dire che la grande fama di attore di cui gode in Francia non è affatto immeritata. Nonostante la giovane età, nel suo curriculum artistico Putzulu vanta già 33 film, 14 telefilm, 24 pièces teatrali. E tra qualche mese, nelle pause tra le varie tournées nei teatri di Parigi e di Marsiglia, inizierà a girare un nuovo film con Michel Piccoli.Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo talento d’artista: che non si ferma alla recitazione ma si estende anche al canto, con due album già all’attivo. Che sia un sardo che fa onore alla Sardegna lo si può evincere anche dai numerosi messaggi che gli arrivano in continuazione sul blog: i sardi emigrati in Francia e all’estero gli scrivono per dirgli che sono fieri di lui e orgogliosi di essere suoi compatrioti. Sportivo nato, pratica il calcio, la boxe, il kick-boxing. E’ cintura marron di karate e cintura nera di tae-kwon-do. Ma ama anche cucinare, e tra i suoi piatti preferiti figurano ovviamente quelli sardi.
PINUCCIO SCIOLA. Da poco lo hanno nominato commendatore della Repubblica ma lui non ha fatto una piega: anzi, per meglio dire, è rimasto di pietra. La pietra è il suo elemento naturale, il suo dna, la sua quintessenza. Ci vive dentro, ci gioca, ci sguazza, ne ricava non solo immagini ma anche parole, suoni, armonie. Formatosi alla scuola di Minguzzi e di Manzù, si è dedicato inizialmente alla pittura inventando di trasformare i muri del suo paese, San Sperate, in una gigantesca rassegna di murales. L’iniziativa gli valse una fama internazionale, tanto da spingere l’Unesco a mandarlo in Messico a collaborare con il più famoso muralista di sempre, David Siqueiros. Le sue ultime creature, le “pietre sonore”, hanno destato immenso interesse e prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo: l’architetto Renzo Piano lo ha chiamato a sistemarne una nel cuore del nuovo Auditorium della Musica di Roma. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto: sembra fatto di pietra ma il suo cuore è d’oro, e batte forte per la Sardegna.
JEAN PIERRE TUVERI. E’ nato a Saint Tropez ma il cognome non tradisce: le origini sono indiscutibilmente sarde. Suo padre, emigrato negli anni Venti dalla Marmilla dopo aver partecipato alla Grande Guerra nelle file della Brigata Sassari, finì a fare il giardiniere in una delle primissime ville della Costa Azzurra, proprietà della nipote di Napoleone Maria Bonaparte, e là mise radici e famiglia fino alla morte, avvenuta alla bella età di 109 anni. Lui, Jean Pierre, laureatosi a Parigi prima in scienze politiche e poi in economia, ha intrapreso giovanissimo una carriera di funzionario internazionale presso l’OCSE a Parigi che lo ha portato in giro per tutto il mondo: Stati Uniti, Turchia e diversi paesi dell’Est asiatico, dove ha diretto il Centro per la Cooperazione con i paesi del Patto di Varsavia e quelli emergenti. Tornato a Saint Tropez si è dato alla politica e nel 2008 è stato eletto sindaco della città simbolo del jet set internazionale. Nel paese d’origine, Collinas, conserva e coltiva parenti, amicizie e il ricordo vivo del padre.
ROSSELLA URRU. La sua vicenda ha fatto il giro del mondo e ha commosso tutti gli animi sensibili. Partita da Samugheo per prestare la sua opera volontaria nelle organizzazioni della cooperazione internazionale, mentre lavorava in Africa è stata rapita da un gruppo di guerriglieri e tenuta prigioniera per nove lunghi mesi, durante i quali si è temuto per la sua vita e si è trepidato in attesa di una liberazione che non arrivava mai. Intorno al suo destino si è sviluppata un’intensa e unanime ondata di solidarietà. “Non si è trattato solamente – hanno scritto i suoi familiari dopo la liberazione – di gesti simbolici, di marce, di fiaccolate e cortei; non si è trattato solo di lettere, striscioni e appelli: si è trattato di una spinta di umanità nella sua più palpitante vocazione sociale”. La vocazione sociale più grande è la sua: è la stessa che, appena uscita da quella tremenda vicenda, l’ha portata ad affermare che non vedeva l’ora di tornare tra le popolazioni africane a continuare il lavoro intrapreso. Grazie, Rossella.
I PREMIATI NELL’EDIZIONE 2011
MARIA LUISA BUSI. Avendo messo la sua faccia in numerosi schermi televisivi, dagli esordi su Videolina fino al prestigioso TG1 di prima serata, da quest’ultimo si è anche tolta lo sfizio di toglierla, la faccia. E anche il disturbo. E’ stato quando, non riconoscendosi più nello stile e nei contenuti del telegiornale, prima ha preso posizione contro l’allontanamento di alcuni colleghi, quindi ha criticato il “clima irrespirabile” della redazione, ed infine ha fatto il grande gesto: andare via. Un gesto che la qualifica professionalmente e ribadisce sulla sua stessa pelle le lotte per la dignità delle donne di cui è stata da sempre protagonista. Giornalista professionista, dal 1991 è entrata in Rai conducendo trasmissioni importanti come “Uno mattina” e, appunto, il telegiornale delle 20. Ma i servizi di cui va orgogliosa sono soprattutto le inchieste su scottanti temi sociali come la ricostruzione dell’Aquila, i disabili, le carceri, la prostituzione, il caporalato, le nuove povertà. Che le hanno portato prestigiosi riconoscimenti come il premio Saint Vincent e il premio Ilaria Alpi. Ha raccontato la sua esperienza professionale nel libro “Brutte notizie”.
MARIA LAI. Ogliastrina doc, ma – come tutti i grandi artisti – cittadina del mondo, ha ricevuto i primi insegnamenti da Salvatore Cambosu, di cui ricorda l’importanza data alle parole ma anche al silenzio. All’Accademia di Belle Arti di Roma è stata allieva di Viani e di Mazzacurati. In quella di Venezia, alla scuola di Arturo Martini, ha imparato a trasferire nella scultura, nello spazio che si proietta all’infinito, quella primordiale idea di silenzi fatti di parole. A Roma, in piena guerra mondiale, fa la sua prima mostra di disegni. Conosce l’arte povera e l’informale ma scopre soprattutto, anche attraverso il sodalizio con Giuseppe Dessì, il senso del mito e il valore delle tradizioni, che traduce in opera artistica reinterpretando il lavoro del pane, del telaio e degli altri oggetti del passato arcaico dell’isola. Approdata da ultimo al suggestivo tema dei filati e dei libri cuciti, li ha anche espressi in grandi opere all’aperto con le quali ha impreziosito il territorio del paese natale e dato lustro alla Sardegna in tutto il mondo.
PIERO MARRAS. Nato a Nuoro nel 1949, ha esordito, prima che nelle vesti di cantautore, in quelle di cantante di musica leggera con il nome di Salis. Nella sua prima canzone, 1971, aveva in mente Elisa; nell’album più recente celebra l’ultimo capo indiano. Un passaggio che la dice lunga sull’evoluzione del suo fare musica, dalle canzoni d’amore a quelle più impegnate sui temi dell’identità e dell’orgoglio culturale, costantemente filtrati attraverso emozioni e sentimenti in cui riversa tutta la sua forte personalità artistica e il legame profondo con la sua terra. Nessuno più di lui esprime oggi in musica l’autentica anima sarda, che non è solo quella delle sue origini barbaricine ma dell’intera comunità isolana: non a caso è cittadino degli Stazzi Uniti.
PADRE TONINO MELIS. Nato a Tuili, padre saveriano, da anni svolge attività missionaria presso le popolazioni sub-sahariane del Ciad e del Camerun. Esperto di culture e di lingue africane, è arrivato a tradurre il Vangelo nella lingua dei Masa, popolo di allevatori e agricoltori presso le cui tribù svolge la propria attività di volontariato. La sua missione mira a favorire la crescita umana e sociale di queste popolazioni. In collaborazione con l’Università di Sassari, alcuni giovani Masa vengono periodicamente ospitati in Sardegna dove ricevono un’istruzione da trasferire in patria per il miglioramento delle tecniche agrarie e la redazione di piani di sviluppo. Vive nella savana, a contatto diretto con l’estrema miseria delle popolazioni locali: per razionalizzare il piano di aiuti ha fondato un’associazione alla quale la fusione di Africa e di Sardegna ha fruttato l’appellativo di “Africadegna”. Con lo slogan “La persona al centro di tutto” si batte contro la povertà, sta dalla parte dei deboli e offre risposte concrete (casa, scuola, assistenza medica) alle necessità dei bambini, per assicurare loro un futuro di speranza.
ROBERTO MELONI. Nel libro “Come inventarsi italiani nel mondo” c’è anche lui. E a ragione. Nato a Ozieri 34 anni fa, ma di origini ardaresi, dopo la laurea in lingue si è recato con una borsa di studio in Lettonia e là – dopo aver partecipato ad un reality – si è scoperto cantante, showman, conduttore televisivo diventando in poco tempo uno dei personaggi più popolari e conosciuti.In televisione ha condotto programmi dai format noti anche al pubblico italiano: un simil “Ballando con le stelle”, poi una specie di Marzullo in versione lèttone-logudorese chiamato “Chiacchierate notturne”, quindi “I sogni si realizzano”, equivalente baltico di “Carramba che sorpresa”. Si è fatto valere anche come cantante, vincendo per ben due volte l’Eurofestival con i colori della Lettonia. Il suo gruppo, i “Pirates of the Sea”, è stato premiato dalla BBC per i migliori costumi di scena dell’evento. Ha due meriti: aver fatto conoscere ai sardi la Lettonia e aver fatto conoscere la Sardegna ai lèttoni. Inventarsi sardo nel mondo gli riesce davvero naturale.
FRANCESCO MUNTONI. Laureato in Medicina all’Università di Cagliari nel 1984, vanta l’invidiabile record di circa 500 pubblicazioni scientifiche. Professore di Neurologia Pediatrica all’Istituto di Medicina Infantile di Londra, dal 1996 dirige la più importante Unità Neuromuscolare Pediatrica del Regno Unito. È stato lui, lavorando sugli aspetti clinici, patologici e genetici legati alle distrofie e miopatie muscolari congenite, a scoprire e documentare per primo i nessi profondi tra queste due forme di malattia. La sua attività di ricerca ha consentito l’individuazione di oltre 20 nuovi geni, associati sia all’apparato muscolare che a quello cerebrale. Coltiva rapporti costanti con la Sardegna, non solo quelli professionali con il gruppo di Neuropsichiatria infantile di Cagliari ma soprattutto con i vecchi amici e con il loro rapporto umano. E come tutti i veri sardi, gli mancano dell’isola i grandi spazi incontaminati e il mare dove aprire al vento le vele della sua amata barca.
MICHELA MURGIA. Ha iniziato come precaria, raccontando nel libro “Il mondo deve sapere” la sua esperienza di lavoratrice di call center. Poteva sembrare un episodio di letteratura precaria: e invece quella prima opera – da cui è stato anche tratto un film di successo – l’ha rivelata scrittrice di qualità. E così ha continuato, affrontando – con uguale capacità espressiva – linguaggi diversi come quello della guida turistica alternativa (“Viaggio in Sardegna”), quello del romanzo (“Accabadora”) ed infine quello del saggio politico-sociologico (“Ave Mary”). Cattolica praticante, catechista dell’Azione cattolica, nel suo ultimo libro affronta il rapporto tra la dottrina della Chiesa e il ruolo della donna intesa come moglie, madre e serva di Dio, come colei la cui vita trova il suo senso solo nel servizio dell’altro. Un intreccio di sapienza e di ironia, di Sacre scritture e di vita, che – come ha scritto Natalia Aspesi – non dà tregua a tutti gli errori che credenti chic e atei devoti hanno scritto e diffuso sulla figura della donna. Cavallo di razza della scuderia Einaudi, ha raggiunto fama e popolarità anche al di fuori dei confini nazionali e si è meritata numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Mondello ed il prestigioso Campiello. Per andare a ritirarli è costretta a fare la spola con la Sardegna, dove ha scelto di vivere e dalla quale non si separerebbe mai.
I PREMIATI DELL’EDIZIONE 2010
BRUNO CORTIS. Di lui si può dire che va dove lo porta il cuore. Soprattutto quello degli altri. Oristanese di nascita, laureato con lode in medicina all’Università di Cagliari, dopo la specializzazione in Cardiologia all’Università di Torino è sbarcato appena trentenne negli Stati Uniti e ha percorso in diversi ospedali tra Chicago e New York una carriera che lo ha portato ad essere uno dei più brillanti e stimati cardiologi d’America. Autore di apprezzate sperimentazioni in materia di circolazione coronarica, di rivascolarizzazione e di radiazione cardiaca, si è distinto soprattutto per l’attenzione che riserva agli aspetti psicologici dei pazienti. E’ solito affermare che il cuore è la cosa più importante che l’essere umano possiede, e che la sua salute è il presupposto fondamentale per il benessere e l’equilibrio psicofisico dell’individuo. Non a caso, a fianco alle numerose pubblicazioni scientifiche, ha anche firmato opere come “Il cuore e l’anima”, una vera e propria guida psicologica e spirituale alla prevenzione delle disfunzioni cardiache e alla qualità della vita. Presidente dell’Associazione medica italo-americana, non trascura mai di promuovere le bellezze e le caratteristiche della Sardegna e dei sardi. Perché nell’isola – inutile dirlo – ci ha lasciato il cuore.
GEPPI CUCCIARI. Originaria di Macomer, si è imposta al grande pubblico e alla critica come attrice, comica e conduttrice televisiva. Lanciata dal cabaret di “Zelig”, in onda in prima serata su Canale 5, e dal programma comico di MTV “Comedy Lab”, è arrivata a condurre un programma tutto suo – “Geppy Hour” – su Sky e a fare l’opinionista in “Victor Victoria” su La7. Come protagonista della commedia di Canale 5 “Belli dentro”, nel 2006 ha vinto una Telegrolla come migliore attrice di sitcom. Ha all’attivo vari spettacoli teatrali tra cui spiccano i monologhi “Meglio sardi che mai” e “Si vive una volta. Sola”, scritti con Lucio Wilson. Ha recitato nel film tv “Attacco allo Stato”, con Raoul Bova, e nel film di Carlo Verdone “Grande, grosso e Verdone”. Attualmente conduce su Canale 5 il talent show “Italia’s Got Talent”. Sardonica osservatrice di vizi e virtù dell’uomo contemporaneo, anche in due romanzi (“Meglio donna che male accompagnata” e “Meglio un uomo oggi”) ha celebrato la sua creatura più riuscita, la donna complessata ed eternamente single.
ROBERTA PILI. Nata a Cagliari in una famiglia di musicisti, ha iniziato da quando aveva cinque anni a studiare pianoforte e a soli otto anni ha vinto per tre volte consecutive un concorso pianistico per giovani. Diplomata al conservatorio di Cagliari, ha proseguito gli studi prima a Siena e poi all’Accademia della Musica di Vienna, dove tuttora risiede. Si è esibita in numerose tournées e festival internazionali con un personalissimo stile di esecuzione pianistica polifonica e ultrapolifonica che l’ha portata ad essere unanimemente considerata una delle più geniali interpreti mondiali. Nel 2007 ha pubblicato il primo CD di una trilogia (“The Mirror’s Trilogy”) che contiene opere della letteratura pianistica accuratamente selezionate e combinate secondo una riflessione di tipo stilistico, filosofico e storico-musicale. Nel 2009 la Carnegie Hall di New York le ha tributato una standing ovation al termine della magistrale esecuzione (unica pianista al mondo ad averlo fatto in una sola serata) delle ultime cinque sonate di Beethoven. Di lei un autorevole compositore e direttore come Dafydd Llywelyn ha dato una definizione tanto perentoria quanto significativa: “la più grande pianista vivente”. Scusate se è poco.
GIORGIO PORRA’. Volto storico della televisione satellitare italiana, ha iniziato i suoi primi passi di giornalista e conduttore a Videolina distinguendosi per l’atteggiamento garbato e la capacità di approfondimento degli argomenti. Porrà – scherzavano gli amici – ha un futuro già persino nel cognome. Approdato a TelePiù e poi a Sky, ha seguito per queste emittenti satellitari i principali avvenimenti sportivi. Ha imposto un modo tutto suo di fare giornalismo sportivo in TV. I programmi da lui ideati e condotti (“Profili”, “Lo sciagurato Egidio”, “Italia-Germania 4-3”) hanno rinnovato il modo di raccontare lo sport, attraverso una riuscita contaminazione di letteratura, cinema e musica. Ha al suo attivo anche un libro, una lunga intervista ad Adriano Sofri sul mondo del calcio. Impegnato in una personale sfida col destino, che lo ha tenuto per qualche tempo lontano dai teleschermi, è tornato sul satellite per continuare a narrare lo sport con lo stile e la professionalità che lo caratterizzano.
MELISSA SATTA. Nata negli Stati Uniti da genitori sardi, ha trascorso l’infanzia tra New York e la Sardegna e ha studiato Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo all’Università IULM di Milano.Tipica bellezza mediterranea, dopo un esordio nel campo della moda ha iniziato a 19 anni a lavorare a Canale 5 nel programma “Mio fratello è un pakistano” con Teo Mammuccari e come velina di “Striscia la notizia”, alla conduzione del quiz-show “Primo e ultimo” su Italia Uno e poi come volto femminile a “Controcampo” su Rete Quattro. Ha condotto programmi per MTV e per il canale satellitare Fashion TV. Ha recitato nella fiction “Il giudice Mastrangelo” e – insieme a Barbara Bouchet, Gérard Depardieu e Giancarlo Giannini – nel film “Bastardi”. Attualmente conduce su Sky insieme a Platinette il programma “Scandalo al sole”. Vanta anche un passato da atleta: ha giocato in serie C di calcio femminile ed è stata campionessa sarda juniores di karate. Non è un mistero che nello sport abbia trovato particolari motivi di interesse.
BEPPE SEVERGNINI. Ha scritto che “Italiani si diventa”, ma ha dimostrato che anche sardi si può diventare. Sostiene che la Sardegna non è una malattia, ma che se lo fosse lui sarebbe felice di averla. Per lui la Sardegna è come una bella donna, capace di stimolare i cinque sensi. Ed è – come ogni essere femminile – dotata di un sesto senso: l’energia. L’energia delle rocce, dei ginepri, dei luoghi, degli abitanti. Nei numerosi libri che ha scritto, negli articoli di giornale, nelle rubriche che cura per diverse televisioni non manca mai una sviolinata alla Sardegna. Ci sono almeno 45 motivi – dice – per amare quest’isola. Per esempio girarla in moto, e non solo in estate. Ascoltare il rumore del vento. Sentire il profumo mattutino dell’elicriso. Tuffare le dita nella sabbia delle sue spiagge. Guardare un albero piegato dal maestrale, che sembra appena uscito dal parrucchiere. Sentire un sardo quando dice “Scherzando stai?”. Una sola cosa non ha capito della Sardegna, una cosa che gli sembra una “incomprensibile opera d’arte astratta”: la Carlo Felice. Tutto il resto, per lui, sembra non avere segreti.
COSIMO TAVERA. Nato a Ittiri nel 1924, a venticinque anni è emigrato in Argentina dove, dopo pochi anni di lavoro come muratore, ha costituito un’impresa edile con la quale ha realizzato importanti opere pubbliche e abitazioni civili in tutto il territorio argentino. L’ultimo edificio di 10 piani in pieno centro di Buenos Aires lo ha realizzato nel 1982, anno in cui ha lasciato l’edilizia per dedicarsi interamente ad un’azienda di insaccati alla quale ha dato il nome della terra natale: “Frigorifera Sarda”. Attivamente impegnato nel campo sociale e culturale, si è occupato dei problemi degli emigrati sardi come presidente dell’Associazione Sardi Uniti di Buenos Aires e poi in qualità di delegato del Patronato ACLI per la Sardegna e di Presidente della Federazione dei circoli sardi in Argentina. Per l’instancabile attività in favore della collettività italiana presente in Argentina, ed in particolare di quella sarda, nel 2006 ha ricevuto l’onorificenza dell’Ordine della Stella della solidarietà italiana e quindi il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana.
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